"Il caos che pesa non sui locali, ma su tutti noi"





















Ogni fine settimana torna puntuale la polemica sugli assembramenti fuori dai locali. Una questione che pesa sui gestori onesti, che invocano da sempre più controlli e, se del caso, più sanzioni a chi non rispetta le regole, imprenditori e avventori. Senza guardare in faccia nessuno. L’importante è che si arrivi ad un punto definitivo e che, soprattutto, si tolgano le responsabilità esclusive della ‘mala movida’ dalle spalle dei pubblici esercizi.


Chi continua a dar la colpa di tutto a bar e ristoranti si ferma infatti al dito e non vede la luna. Non vede, soprattutto, lo spettacolo tristissimo di una generazione che si sta perdendo: vuoi per le limitazioni imposte dal pericolo pandemico, vuoi per i riflessi psicologici di una situazione diffusa di malessere e per tanti altri fattori sociali, i ragazzi sono sempre più inclini allo sballo. Anche quelli più giovani. Affollano il centro della città con un Negroni in mano già alle 4 di pomeriggio (ricordiamo che chi serve alcolici ai minorenni è sanzionabile!) ma vanno anche al supermercato per comprare birre, vino e perfino superalcolici da consumare la sera per strada o a casa di qualcuno, lontani da ogni controllo.


Perché dopo cena le strade della città, in effetti, sono vuote, i locali chiusissimi, ma lo sballo continua. Allora di chi è il problema? Preferiamo continuare a battibeccare sui locali chiusi o aperti o piuttosto cominciamo ad affrontare seriamente una questione che rischia di travolgere i nostri figli, i nostri nipoti? Gli imprenditori non hanno nulla da guadagnare, ve lo assicuro, da futuri adulti con dipendenze gravi da alcol e droghe. La società intera non ha nulla da guadagnarci.


Confcommercio è disposta come sempre a rimboccarsi le maniche per trovare una soluzione, che deve però essere condivisa nell’ambito di un progetto più ampio che includa istituzioni, scuola, famiglie. Nessuno può lavarsene le mani: questi giovani pesano sulla coscienza di tutti. Altrimenti, continuiamo pure ad incolpare i titolari dei pubblici esercizi. Così, potranno unire rabbia e dispiacere alla frustrazione di vedere i propri locali (dove si accede per lo più su prenotazione e si è gestiti da professionisti della somministrazione nel rispetto di tutte le misure di sicurezza) chiusi la sera, mentre frotte di persone ci bivaccano di fronte con la bottiglia in mano acquistata chissà dove.


Uno smacco difficile da digerire.













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