Saione ricomincia dai suoi negozi. Perché riportare la vita nei fondi sfitti che costellano ora il quartiere aretino significa anche illuminare le strade, presidiare il territorio, dare ai cittadini un senso maggiore di sicurezza.
Ne sono convinti la Regione Toscana e la Confcommercio aretina, che con il progetto di riqualificazione urbana "Wake up" vogliono imprimere una svolta decisiva al futuro della porzione di città. A presentare l'iniziativa oggi, nella sede dell'associazione di categoria in via XXV Aprile, c'erano l'assessore regionale alla Presidenza Vittorio Bugli, la presidente di Confcommercio Toscana Anna Lapini e il direttore Franco Marinoni. In platea una nutrita rappresentanza degli imprenditori dell'area, che da tempo attendevano un intervento strategico del genere.
Due sono le linee di intervento previste dal progetto: da un lato la cosiddetta ‘rigenerazione urbana' e una serie di strumenti per facilitare la riapertura di fondi commerciali sfitti, messi a disposizione intanto per tre mesi, ma anche attività di animazione e microinterventi di riqualificazione per migliorare il decoro urbano; dall'altro il rafforzamento della percezione di sicurezza, attraverso la costruzione di una rete solidale fra commercianti e cittadini, e l'uso di social, nuove tecnologie o whatsapp a vantaggio di un controllo di vicinato passivo e una migliore comunicazione con le forze dell'ordine. L'obiettivo comune è restituire a Saione l'immagine di un quartiere vitale e vivibile e far rifiorire le sue attività economiche. Per raggiungerlo, la Regione Toscana ha stanziato 90mila euro, da utilizzare entro la fine del 2018.
"Wake Up - sottolinea l'assessore Vittorio Bugli - risponde alle due linee di intervento della Regione Toscana in tema di sicurezza: rigenerazione degli spazi e partecipazione dal basso". E' la via che ha già portato, dalla fine del 2016, ai progetti pilota di Firenze, Pisa, Prato, Livorno, Lucca e Montecatini e al centro del confronto tra amministratori locali e regionali, prefetti, rappresentanti delle forze dell'ordine ma anche cittadini e associazioni di cittadini, categorie economiche e ordini professionali, esperti dell'Irpet, del Sant'Anna, del Cnr e dell'Università di Firenze che c'è stato a metà aprile a Palazzo Strozzi Sacrati in Regione. Il progetto aretino è quindi un progetto in linea con altre esperienze riuscite. Per questo abbiamo deciso di accogliere la proposta di Confcommercio e certamente nei prossimi giorni coinvolgeremo l'amministrazione comunale di Arezzo, la prefettura e chi ha un ruolo rispetto a questi temi".
"Gli interventi che stiamo portando avanti – prosegue Bugli – si compongono di politiche che contrastano il disagio sociale e la microcriminalità non con gli strumenti della repressione, anche perché non è il nostro mestiere, ma con quelli dell'animazione culturale e commerciale e la riqualificazione del tessuto urbano. È un cambio di prospettiva notevole questo mettere gli spazi meno sicuri dei nostri centri a disposizione di forze creative e innovative. Nelle città che l'hanno sperimentato si sono già registrati risultati tangibili e mi auguro che farà altrettanto anche ad Arezzo".
Il primo step operativo di "Wake up" sarà la mappatura dei fondi commerciali sfitti di via Vittorio Veneto e via Arno e l'apertura di una convenzione con i proprietari, affinché li mettano a disposizione gratuitamente in via sperimentale per tre mesi. Una convenzione in cui sarà fondamentale la collaborazione con gli enti locali, che potrebbero facilitare le cose prevedendo sgravi fiscali per i tre mesi di affitto a costo zero. Contemporaneamente, si aprirà un bando di idee per selezionare attività commerciali, artigianali, imprese e start-up, che si propongano per occupare gli spazi nell'arco del trimestre. Ovviamente la selezione avverrà in base alla qualità ed originalità dei prodotti o dei servizi offerti, oltre che in base alla possibilità di insediarsi stabilmente negli spazi riaperti una volta terminata la sperimentazione. Saranno poi coinvolti tutti gli esercenti già presenti nell'area, con una serie di iniziative mirate a migliorare decoro e arredo urbano.
Il progetto punta a rendere i commercianti soggetti attivi nella costruzione di una "sicurezza partecipata", in collaborazione con le forze dell'ordine e con i cittadini, per proporsi come vere e proprie "antenne" degli ambienti urbani dove quotidianamente vivono e lavorano. Sarà quindi rafforzata la rete già esistente del "controllo di vicinato", che funziona tramite whatsapp ed è nata due anni fa per informare tempestivamente le autorità di pubblica sicurezza di eventuali episodi criminosi o anomali che dovessero verificarsi nell'area, per facilitare nelle attività di prevenzione, controllo e investigazione. Sarà inoltre diffuso il vademecum "Più sicuro nel Tuo negozio" per aiutare gli operatori a mettere in atto piccole strategie che fungono da deterrente al crimine, ma anche a reagire nel modo giusto in caso di emergenze o episodi che minano la sicurezza.
"Saione è sempre stato un quartiere bene ed elegante, porta d'accesso privilegiata al centro storico" ha ricordato nel corso della conferenza stampa il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni. "Negli ultimi anni - ha spiegato - alcuni problemi di degrado urbano, uniti alla chiusura di attività economiche e ai cambiamenti nella composizione sociale dei residenti, hanno fatto aumentare la percezione di insicurezza influendo negativamente sulle dinamiche urbane, comprese quelle commerciali. Ci sono aree che la gente ha smesso di frequentare e che sono diventate un perfetto spazio di manovra per delinquenza e marginalità. Il nostro progetto è nato per invertire questa tendenza. E il fatto che parta dai negozi è ulteriore conferma dell'importanza che la rete commerciale ha per la coesione sociale e il presidio del territorio".
"Come incaricata di Confcommercio nazionale alla sicurezza e alla legalità vado in giro in tutta Italia a divulgare la cultura della legalità, partendo dai principi basilari e dal rispetto delle regole più semplici", ha detto la presidente di Confcommercio Toscana Anna Lapini, "purtroppo mi capita di ascoltare molte situazioni di disagio in tutta Italia e sono convinta che i negozi possano essere la risposta ad una parte di questo disagio, perché sono presidi importanti, luoghi di incontro e di confronto, di ascolto, dove passano le storie delle nostre famiglie. Ecco perché guardo a questo progetto con grande fiducia, orgogliosa che sia stato realizzato ad Arezzo. Non esiste una bacchetta magica per risolvere situazioni come quella che si è creata a Saione, servono invece azioni coordinate che agiscano su più livelli per rimettere al centro il cittadino e la qualità della vita".