Come anticipare la pensione?





















Quali possibilità esistono per chi vuole anticipare la pensione?


1 Ape volontario


L'Ape volontario è uno strumento che consente di ricevere un assegno mensile, alternativo o complementare allo stipendio, prima della pensione facendo ricorso al sistema bancario e assicurativo. È il cosiddetto “prestito-ponte” garantito da un’assicurazione che il fruitore può restituire in 20 anni. Una volta raggiunta l'età per la pensione di vecchiaia l'Inps tratterrà dall’assegno mensile l'importo della rata per il rimborso del finanziamento alla banca.


L’Ape volontaria è un’opzione irreversibile, a differenza dell’Ape sociale, non ci sono preferenze per disoccupati o invalidi.
L’Ape volontaria si rivolge a tutte le categorie di lavoratori e lavoratrici con età anagrafica pari o superiore ai 63 anni e che maturano entro 3 anni e 7 mesi il diritto a una pensione di vecchiaia d’importo, certificato dall’INPS, non inferiore a un certo limite.


Per accedere al prestito è necessario, al momento della richiesta:



  • avere almeno 63 anni di età e 20 anni di contributi;

  • maturare il diritto alla pensione di vecchiaia entro tre anni e sette mesi;

  • avere un importo della futura pensione mensile, al netto della rata di ammortamento per il rimborso del prestito richiesto, pari o superiore a 1,4 volte il trattamento minimo dell’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO);

  • non essere titolare di pensione diretta o di assegno ordinario di invalidità.


L’importo del prestito sarà commisurato alla pensione di vecchiaia ed erogato fino alla maturazione dei requisiti per la pensione. Gli interessati richiedono la certificazione della pensione futura all’Inps da cui ottengono informazioni su durata e ammontare dell’Ape e su banche e assicurazioni aderenti all’iniziativa. Il richiedente sottoscrive on line la proposta e la quantità prescelta dell’Ape. Dopo le opportune verifiche, gli viene accreditato in rate mensili l’importo dell’anticipo pensionistico. Raggiunta l’età della pensione di vecchiaia, l’Inps eroga l’assegno pensionistico al netto della rata di ammortamento del prestito (inclusa la restituzione di capitale, gli interessi e l’assicurazione).

Alcune precisazioni:



  • In caso di morte l’assicurazione ripaga il debito residuo e l’eventuale reversibilità viene corrisposta senza decurtazioni. Dopo venti anni dal pensionamento, termina la restituzione delle rate di ammortamento e la pensione torna al suo livello “normale”.

  • Si può uscire 3 anni prima con non più del 75% della futura pensione di vecchiaia. Due anni con l’80% massimo. Un anno con l’85%. Si può poi prendere l’Ape e continuare a lavorare, senza limiti di reddito e di orario, compreso il part-time.

  • Sull’Ape non si pagano né le tasse né i contributi.


Come si fa richiesta?


Le domande da presentare sono due: la prima all’Inps per accertare i requisiti; la seconda dopo l’ok finale dell’istituto previdenziale (che può arrivare entro due mesi) per ottenere il finanziamento vero e proprio e l’assicurazione abbinata.


2 Ape sociale


L’Ape sociale è una prestazione assistenziale erogata dall’INPS a soggetti, in determinate condizioni previste dalla legge, che abbiano compiuto almeno 63 anni di età e che non siano già titolari di pensione diretta in Italia o all’estero.


L’indennità è corrisposta, a domanda, fino al raggiungimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia, ovvero fino al conseguimento della pensione anticipata o di un trattamento conseguito anticipatamente rispetto all’età per la vecchiaia.


L’importo della rata mensile di pensione viene calcolata al momento dell’accesso alla prestazione (se inferiore a 1.500 euro) o pari a 1.500 euro (se la pensione è pari o maggiore di detto importo). L’importo dell’indennità non è rivalutato, né integrato al trattamento minimo.


Attenzione però, non basta avere 63 anni di età e la residenza italiana per ottenere l’Ape. Occorre anche avere dei requisiti particolari:



  • Avere almeno 63 anni di età;



  • Aver maturato dei requisiti per la pensione di vecchiaia entro i 3 anni e 7 mesi successivi all’inizio dell’Ape.


Inoltre è necessario rientrare in una di queste 4 categorie:


1) Persone disoccupate che hanno terminato le indennità Inps da almeno tre mesi. Vi rientrano anche i disoccupati per fine del contratto a termine, a condizione che abbiano lavorato almeno diciotto mesi nei tre anni precedenti;   


2) Persone invalide al 74 per cento;


3) Persone che assistono da almeno sei mesi familiari invalidi gravi. Vale per il coniuge (compreso l’unito civilmente), il genitore e il figlio. Da quest’anno sono compresi anche i parenti e gli affini conviventi di secondo grado (fratelli, sorelle, nipoti, nonni, cognati), ma solo se il coniuge o i genitori di essi sono invalidi gravi, o hanno almeno settant’anni, oppure sono deceduti;


4) Persone che hanno svolto lavori gravosi per almeno sei anni negli ultimi sette, oppure per almeno sette negli ultimi dieci. Si tratta di quindici categorie, quali ad esempio edili, personale viaggiante e conduttori di convogli ferroviari, infermieri e ostetriche che lavorano a turni, docenti di scuola d’infanzia e asili nido, siderurgici, pescatori, marittimi.


Le persone inserite nei primi tre gruppi devono avere almeno trent’anni di contributi, per il quarto gruppo sono necessari trentasei anni.


L’Ape resterà in vigore per tutto il 2018. Le date di scadenza per la presentazione della domanda sono il 31 marzo e il 30 novembre.


Tasse e tredicesima. L’Ape non ha tredicesima né rivalutazione annuale ed è tassato alla stregua del lavoro dipendente. Per avere l’Ape bisogna smettere di lavorare, ma ciò non esclude che successivamente si possa cumulare con piccoli redditi di lavoro: fino a ottomila euro annui per lavoro dipendente, fino a 4.800 per quello autonomo. L’anticipo è previsto fino al raggiungimento dell’età pensionabile: 66 anni e sette mesi. Ma se nel frattempo l’età salirà l’Ape verrà pagato per gli ulteriori mesi, per saldare insieme la fine dell’assegno con l’inizio della pensione.


Se si presenta domanda dell’Ape sociale (avendo i requisiti) e viene accettata, il lavoratore percepirà l’indennità fino al raggiungimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia, ovvero fino al conseguimento della pensione anticipata o di un trattamento conseguito anticipatamente rispetto all’età per la vecchiaia.


I lavoratori che avranno diritto all’Ape nella forma agevolata potranno chiedere il prestito pensionistico “Ape volontaria”e farsi erogare una ulteriore quota di reddito in attesa della pensione. Questa operazione è possibile a condizione che l’importo minimo mensile finanziato risulti non inferiore a 150 euro al mese.



3 Lavoratori precoci


 


È l’altra possibilità per andare in pensione anticipatamente ed è rivolta a coloro che possiedono più di 12 mesi di contributi accreditati prima del compimento del 19° anno di età e maturato 41 anni di contributi. In pratica sono coloro che hanno iniziato a lavorare quando erano ancora minorenni. Rispetto alla pensione anticipata ordinaria, che è ottenuta con un minimo di 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e di 42 anni e 10 mesi di contribuzione per gli uomini, per loro il governo ha previsto uno “sconto”: 10 mesi per le donne e di 1 anno e 10 mesi per gli uomini. Hanno diritto alla pensione anticipata agevolata, però, soltanto coloro che appartengono a delle specifiche categorie tutelate come disoccupati, caregiver, lavoratori con disabilità al 74%, addetti ai lavori gravosi.


4 RITA: Rendita integrativa


Un’ altra alternativa interessante è la Rendita integrativa RITA, che prevede la possibilità di conseguire una rendita integrativa in caso di perdita del posto di lavoro e fino al conseguimento dell’età anagrafica prevista per la pensione di vecchiaia.


Sotto il profilo fiscale la RITA è assoggettabile alla ritenuta a titolo d’imposta con l’aliquota del 15%, con una riduzione pari a 0,30 punti percentuali per ogni anno eccedente il quindicesimo anno di partecipazione al fondo pensione.


Con la manovra 2018, se viene accettata, diventa accessibile quando mancano cinque anni alla pensione, non viene più previsto il requisito anagrafico dei 63 anni, resta invariato il requisito contributivo di 20 anni di contribuzione versata.


Quindi, considerando che da gennaio 2018 l’età pensionabile sarà per tutti 66 anni e 7 mesi, si presuppone che potranno chiedere la pensione i lavoratori con 61 anni e sette mesi di età con una contribuzione versata di 20 anni.


Per qualsiasi problematica attinente l’argomento trattato, o per altra questione di natura previdenziale, il Patronato 50&PiùEnasco offre in via del tutto gratuita la consulenza e l’assistenza necessaria. 













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