Dalle ore 19,30 del 5 dicembre alle ore 7 del giorno 7 dicembre è proclamato lo sciopero degli impianti di distribuzione carburante di Petrolifera Adriatica, Retitalia e Amegas a marchio Esso posti in Toscana, Marche, Abruzzo, Trentino Alto Adige e Lazio.
Lo confermano le organizzazioni di categoria Figisc Confcommercio, Faib Confesercenti e Fegica Cisl, in risposta all’esito delle vertenze promosse nei confronti delle società subentranti alla Esso. I gestori sarebbero ora “in balia degli abusi e dei soprusi di operatori indipendenti che unilateralmente, e impunemente, decidono di negare la validità di accordi sottoscritti ai sensi della legislazione speciale vigente”, scrivono nella nota le tre sigle sindacali.
“La politica aziendale attuata dai subentranti ad Esso conferma l’impostazione prevaricante e aggressiva con la quale si pongono nei confronti dei singoli gestori, stravolgendo gli Accordi economici tuttora vigenti e procedendo con la prassi illegale del one to one, imposta con pressioni indebite e malcelate minacce, appropriandosi delle risorse dei gestori e della loro autonomia in palese violazione delle leggi”.
Condizioni insostenibili, che i gestori respingono promuovendo una doppia protesta: chiusura degli impianti e presidio sotto il Ministero dello Sviluppo Economico il prossimo 6 dicembre, per denunciare la violazione sistematica delle norme speciali di settore e sollecitare il MiSE ad intervenire. In più, i gestori attiveranno cause individuali, “sospinti ob torto collo – prosegue la nota - a moltiplicare nelle Aule di Giustizia una conflittualità che avrebbe potuto essere risolta nel suo complesso”.
Il prossimo 6 dicembre, dunque, i gestori a marchio Esso protesteranno con la chiusura degli impianti e la mobilitazione sotto al Ministero, perché la responsabilità politica del Ministero dello Sviluppo Economico sia ben chiara per l’estremo ritardo con cui si sta muovendo, concorrendo oggettivamente ad aggravare una situazione che rischia di produrre effetti su tutto il settore, testimoniato dalla fuga delle major e dalla crescente polverizzazione e destrutturazione del sistema petrolifero italiano, aggravato dall’imperversare di condizioni di manifesta illegalità e violazione della normativa vigente.