“Si tolgono i voucher perché qualcuno ne abusa? Bene, allora con lo stesso criterio togliamo le pensioni di invalidità perché qualcuno ne fa abuso”. È la provocazione di Franco Marinoni, direttore di Confcommercio Toscana.
“Questa decisione scellerata del governo”, prosegue lo sfogo amaro di Marinoni, “offre l’immagine di un’Italia che si piega al malaffare e, anziché combatterlo con i controlli ed il rigore, sceglie soluzioni demagogiche e populiste che non servono a nessuno, né ai lavoratori né alle imprese, che si vogliono condannare alla scelta del lavoro nero per gestire le situazioni di emergenza. Non possono, le imprese da sole, pagare le contraddizioni e la debolezza della politica”.
“In un settore come il nostro, che vive di mille variabili last minute, i voucher rappresentano uno strumento semplice e veloce per risolvere in modo corretto e trasparente una eventuale e momentanea carenza di personale”, sottolinea Aldo Cursano, presidente di Fipe-Confcommercio Toscana, l’associazione di categoria che rappresenta i pubblici esercizi, ovvero bar e ristoranti, “ci sono tante circostanze che si creano all’improvviso e sono difficili da prevedere, come la richiesta di un catering o l’aumento di clienti in qualche fine settimana particolare. Troppo poco per pensare di ampliare l’organico in pianta stabile, ma abbastanza per chiamare qualche aiuto in più, di solito giovani studenti che vogliono guadagnare qualcosa nel tempo libero dagli studi oppure pensionati del settore, che in questo modo possono arrotondare dignitosamente la loro pensione. Nessuno di queste tipologie di lavoratori vorrebbe un contratto in pianta stabile e a noi imprenditori risolve una necessità contingente. Insomma, il voucher era una forma di collaborazione ideale per entrambi. O il governo pensa adesso a qualcosa di ugualmente snello per regolare queste situazioni temporanee o saremo costretti a percorrere la strada dell’illegalità. Ma a chi giova mettere le imprese sotto scacco e renderle ricattabili? Non certo alla crescita economica del Paese”.
“Non mi sento più rappresentato da questa politica che ragiona con la pancia e da istituzioni che, anziché sostenere le nostre imprese in un momento difficile, le ostacolano con mille cavilli, salvo poi lamentarsi se qualche imprenditore va all’estero. Io e i miei colleghi siamo davvero scoraggiati. Se la politica non è in grado di fare delle scelte, sarebbe bene che si tornasse al popolo con un referendum”, prosegue Cursano.
“Il voucher era un investimento sulla legalità. Il suo uso, oltretutto, finora è stato marginale per le piccole imprese della ristorazione e ha garantito quel minimo di flessibilità che il mercato richiede invece sempre di più. Non solo: nel settore il turn over è tale che le aziende patiscono una certa fragilità. Che senso ha aumentarla ponendo altri paletti? Meglio sarebbe stato aumentare i controlli, isolare e punire coloro che i voucher li hanno utilizzati male. Ancora una volta si è scelta invece una strada semplicistica e demagogica”, conclude il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni.