Gli aretini sono “pazzi” per i bitcoin. Lo ha dimostrato il folto pubblico che martedì 15 novembre 2016 ha seguito con attenzione il seminario “Bitcoin: se li conosci li usi”, organizzato dal gruppo provinciale Terziario Donna Confcommercio nella Casa dell’Energia di Arezzo. E non è un caso, forse, se proprio ad Arezzo è nata la prima società, una srl, con il capitale in bitcoin.
A discutere della nuova valuta virtuale, che sta smaterializzando le transazioni monetarie rendendole però più sicure, rapide ed affidabili, sono intervenuti tre esperti coordinati dalla giornalista Maria Chiara Furlò: Marco Amadori, CEO di Inbitcoin.it e ricercatore presso BlockchainLabit, Luca Sannino, docente della SDA Bocconi e co-founder di Inbitcoin.it, e Stefano Capaccioli, dottore commercialista in Arezzo, autore di vari studi e pubblicazioni sui bitcoin e fondatore del blog www.coinlex.it, che affronta discussioni in materia di bitcoin e criptovalute.
“Abbiamo centrato l’obiettivo e il pubblico in sala, davvero numeroso, ce lo ha dimostrato”, commenta la presidente di Terziario Donna Confcommercio della provincia di Arezzo Sonia Dalla Ragione, che ha aperto la serata insieme alla presidente di Confcommercio Toscana Anna Lapini, “volevamo dedicare una serata di approfondimento ai nuovi scenari che si aprono anche per gli imprenditori con l’introduzione dei bitcoin. Forse ancora nessun cliente è entrato nei negozi di Arezzo chiedendo di pagare con questa valuta, ma è bene essere preparati perché i cambiamenti oggi sono molto veloci, soprattutto a livello economico e finanziario”.
Nella città dell’oro, si è parlato dunque di questo nuovo “oro digitale” con la magica proprietà di essere trasmissibile a distanza. Una creazione matematica fondata su una tecnologia che garantisce da frodi e illeciti: ogni transazione in bitcoin viene infatti tracciata indelebilmente dalla rete su una sorta di database mondiale permanente, la blockchain, sicuro e inalterabile.
“Si tratta di una nuova evoluzione della moneta senza rischio di controparte”, ha detto il CEO di Inbitcoin.it Marco Amadori, “con i bitcoin il web mette a segno anche la disintermediazione dell’industria finanziaria”. In effetti, chi accetta o fa pagamenti in bitcoin è svincolato dalle banche e deve quindi supportare costi di gestione molto inferiori. “Il sistema bancario è nato con i mercanti toscani, oggi con i bitcoin si fonda un nuovo sistema”.
Il fenomeno sta crescendo rapidamente in tutto il mondo, Europa compresa: in Olanda esiste un festival dedicato, in Svizzera si possono addirittura pagare le tasse in bitcoin o comprarli nelle stazioni ferroviarie. In Italia alcune città stanno già sperimentando il sistema di pagamenti in bitcoin: Rovereto e Pordenone, per esempio, dove si può fare benzina o ordinare due birre al pub con la valuta virtuale. Virtuale perché si muove sul web, ma realissima nel valore, che anzi è in crescita vertiginosa: se infatti 1 bitcoin valeva circa 6 euro nel 2009, ora ne vale oltre 600.
“Ad oggi i negozianti che accettano bitcoin possono godere di diversi vantaggi: intanto la visibilità, perché ancora si tratta di una novità, poi la possibilità di trovare nuovi clienti, i bitcoiners appunto, e ancora il taglio ai costi di gestione di Pos e conti bancari”, ha sottolineato Luca Sannino, co-founder di Inbitcoin.it.
E a chi pensa che il fenomeno nasconda traffici loschi, il commercialista aretino Stefano Capaccioli ha risposto con chiarezza: “qualcuno cerca di demonizzare questo strumento senza neppure conoscerlo, con la conseguenza che la maggior parte delle notizie di bitcoin usati per attività criminali si sono rivelate delle bufale. Libertà, difesa della privacy, libera accessibilità, condivisione e fiducia sono in realtà alla base del sistema bitcoin, che sta attirando sempre maggiore attenzione ed investimenti”.