"Economia verso la catastrofe se non si interviene subito"





















“Per sconfiggere il Covid 19 è finalmente arrivato il vaccino. Ma un vaccino per salvare l’economia ancora non c’è e la classe politica sta guidando il nostro paese verso la catastrofe”. La presidente di Confcommercio Toscana Anna Lapini non usa mezzi termini per denunciare la grave situazione in cui versano anche le imprese toscane del terziario e che si riflette in un giudizio pesante nei confronti del governo.  


“Questo governo è alle corde, serve più autorevolezza”, spiega Anna Lapini, “Conte a marzo ci ha rassicurato, ma a quelle parole non sono seguiti i fatti. Stiamo navigando a vista, tra ritardi, incompetenze, incertezze insopportabili e, quel che è peggio, spendendo male le ingenti risorse messe in campo dall’Europa, che prima o poi dovremo restituire. Stiamo creando le condizioni di una catastrofe economica senza precedenti. Anche perché, purtroppo, l’arrivo del vaccino non significa ripartenza: la somministrazione, per quanto ci si stia impegnando, richiederà tempi lunghi e fin quando non saranno vaccinati almeno 30 milioni di italiani non si potrà parlare di immunità di gregge.  Coi ritmi attuali servirà almeno un anno e mezzo. Quindi passerà tutto il 2021 e parte del 2022 prima di pensare di uscire da questa emergenza e prima di poter parlare di effettiva ripartenza. E se abbiamo una classe sanitaria straordinaria, la classe politica di governo è inadeguata alla situazione”.  


La presidente di Confcommercio Toscana indica le priorità da seguire per salvare le imprese. “Per prima cosa è necessario “congelare” le imprese e metterle in sicurezza, altrimenti alla ripartenza non ci arrivano vive. Bisogna intervenire sui costi fissi. Serve un decreto-legge che blocchi gli affitti per i prossimi 18/24 mesi e consenta di rinegoziare i debiti, per le attività più colpite, con lo Stato e con le banche. Ma bisogna aiutare chi ne ha effettivo bisogno, non si possono dare risorse a chiunque, occorre uscire dalla logica dei bonus un po’ a tutti. Ed agire con più senso di responsabilità e conoscenza delle dinamiche del mercato. Si sono chiuse le gioiellerie, dove si deve suonare, aspettare che ti aprano ed entrare pochi alla volta, certamente il posto più sicuro al mondo per evitare il contagio. E poi ci si ammassa sui mezzi pubblici e nei supermercati, letteralmente presi d’assalto... Ma servirebbe anche un “contributo di solidarietà” da parte di chi ha un reddito fisso da lavoro dipendente verso chi ha reddito da lavoro autonomo, che gli è letteralmente evaporato in mano. E soprattutto razionalizzare l’impiego delle risorse e dei sostegni. Stiamo facendo degli errori clamorosi, che poi saremo tutti chiamati a pagare”.  


A soffrire di più della situazione è senza dubbio il comparto turistico. “Agenzie di viaggio ed alberghi sono alla disperazione, di fatto aperti ma senza la possibilità di lavorare ormai da dieci mesi. Poi c’è la ristorazione, colpita come pochi altri, il settore delle cerimonie e quello del divertimento notturno. Ma anche molte attività del commercio al dettaglio, l’abbigliamento in primis. A reggere meglio invece innanzitutto il settore farmaceutico, per il quale la pandemia è stata una vera e propria manna dal cielo, poi quello alimentare. Sono cambiate le priorità e gli atteggiamenti nei consumi, più rivolti verso lo stare in casa. Insomma”, avverte la presidente Lapini, “il mercato così come l’abbiamo conosciuto finora non esiste più e le imprese devono ricalibrarsi, puntando su innovazione digitale, offerta di prodotti diversi, servizi su misura per i clienti”.  













Condividi: