“Anche a San Giovanni Valdarno stiamo vivendo una specie di lockdown mascherato. Alle ore 18, quando chiudono i pubblici esercizi, potrebbero chiudere anche tutti gli altri negozi, soprattutto del settore non alimentare. Perché di gente in giro se ne vede pochissima, si respira ansia e preoccupazione. Non è certo un buon motore per i consumi”. Lo dice la responsabile della delegazione Confcommercio di San Giovanni Valdarno Laura Cantini, preoccupata dello scenario aperto dal Dpcm 24 ottobre 2020.
“Mercoledì 28 ottobre siamo andati a Firenze a protestare contro una chiusura così anticipata dei bar e ristoranti, nella manifestazione voluta da Fipe Confcommercio”, racconta Laura Cantini, “eravamo insieme ad imprenditori da tutta la Toscana, con i loro dipendenti. La situazione nel settore è critica, qualcuno teme di non farcela a tirare avanti senza l’incasso di aperitivi e cene. È vero, il governo ha appena stabilito dei ristori per gli operatori danneggiati, ma nessuno vuole sussidi, solo la possibilità di lavorare”.
“Il problema, poi, è che il mondo della somministrazione ha sempre funzionato da traino per tutto il commercio: una passeggiata in centro, un caffè sono occasioni per vedere le vetrine e magari fare un acquisto. Invece ora c’è paura ad uscire, anche se le condizioni di sicurezza sono rispettate. Così alcuni commercianti sangiovannesi stanno pensando di anticipare la chiusura serale”, rivela Laura Cantini.
Uno spiraglio di speranza è arrivato dalla dichiarazione del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, sceso in piazza con i ristoratori. “Ha parlato della possibilità di autorizzare la chiusura alle ore 23 per i ristoranti e alle 20 per i bar, come il Dpcm 24 ottobre consentirebbe di fare in caso la curva dei contagi si abbassi. Speriamo che accada entro i prossimi dieci giorni”.
“La beffa è che gli imprenditori hanno già investito soldi ed energie per mettere in sicurezza i loro locali, nella speranza di ripartire con il lavoro almeno per ripagare le spese. Se la situazione rimane questa, l’impatto della pandemia sul tessuto economico sarà pesantissimo e non coinvolgerà soltanto le attività commerciali, ristoratori e non, ma tutta la filiera. E questa pandemia non si combatte chiudendo le imprese, ma potenziando i servizi pubblici e facendo leva sul senso di responsabilità di tutti noi”, sottolinea la responsabile della delegazione Confcommercio, “cerchiamo di fare il possibile per non far diventare la crisi sanitaria sempre più una crisi economica e sociale”.