Alcol e divieti ad Arezzo, interviene la Fipe nazionale





















“Gentile Signor Sindaco, i dirigenti della nostra associazione di Arezzo ci hanno trasferito motivate preoccupazioni sulle conseguenze di una ordinanza della sua Amministrazione, che riguarda la limitazione degli orari per la somministrazione di bevande alcoliche nei pubblici esercizi della sua città”. Esordisce così la missiva indirizzata al sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli e scritta a quattro mani da Lino Stoppani e Aldo Cursano, rispettivamente presidente nazionale e regionale di Fipe-Confcommercio. L’associazione di categoria dei pubblici esercizi italiani interviene così ufficialmente nel “caso Arezzo”, che assume così valenza nazionale dopo che il Sindaco ai primi di agosto, per risolvere problemi di ordine pubblico e “mala movida”, ha vietato la somministrazione di alcolici per asporto dalle ore 21, la somministrazione nei locali dalle ore 1 e il consumo in strada di alcol dalle 19.


Comprendiamo le ragioni del provvedimento, perché i temi dell’alcolismo e della civile convivenza tra residenti ed esercenti, che spesso degenerano, impongono soluzioni, che non possono però limitarsi nella imposizione di nuovi divieti”, proseguono i due esponenti della Fipe nazionale nella lettera al Sindaco di Arezzo. “Per questo motivo, consapevoli delle sue gravose responsabilità che meritano il nostro rispetto, ci permettiamo chiederle di rivalutare il provvedimento in discussione, perché le conseguenze sarebbero gravi e penalizzerebbero solo i pubblici esercizi, non risolvendo il problema, anche perché i divieti favorirebbero nomadismo notturno e altri comportamenti devianti”.


A livello nazionale i fenomeni dell’alcolismo e della “mala-movida” sono una priorità anche per la nostra Federazione, che si è attivata con le principali istituzioni di riferimento (Ministero degli Interni e della Salute) per definire protocolli o avviare iniziative finalizzate a contrastare i fenomeni dell’alcolismo, della corretta convivenza tra attività commerciali ed altre patologie, anche con attività di formazione e di sensibilizzazione verso i nostri associati, chiamandoli a comportamenti eticamente virtuosi. Numerose sono le iniziative promosse (“Beremeglio”, “Chi beve non guida, Chi guida non beve”, finanziamenti per attività formative degli operatori, diffusione del codice etico tra gli associati, etc.), spesso però rese inefficaci dall’abusivismo ambulante, dalla diffusione di attività commerciali incontrollabili (vending e minimarket) o da altri comportamenti devianti”.


“Come Federazione siamo stati promotori del provvedimento cosiddetto Scia 2 (D.Lgs. 222/2016) che ha assegnato alle Amministrazioni Comunali nuovi strumenti per contrastare il degrado, anche commerciale, che caratterizza molti contesti urbani, dove l’abusivismo o il disordinato sviluppo commerciale pregiudica la bellezza dei luoghi, penalizzando anche i flussi turistici”, scrivono Stoppani e Cursano, che in virtù di questi motivi chiedono quindi al Sindaco di Arezzo “una revisione del provvedimento, non solo perché costituirebbe negativo precedente anche a livello nazionale, ma anche perché solo con il costruttivo coinvolgimento degli esercenti, per il tramite delle associazioni di riferimento, si contrastano fenomeni di degrado e di inciviltà che penalizzano la città, di cui siamo assolutamente consapevoli”.


Con questo spirito, abbiamo affidato ai nostri dirigenti aretini l’incarico di trasferirle anche le nostre preoccupazioni per le modalità di intervento della sua Amministrazione, impegnandoci contemporaneamente a fornire giusta collaborazione per trovare soluzioni meno invasive e penalizzanti per i tanti seri operatori della sua città, come già fatto in altre realtà simili, dove per esempio si è limitata, dopo un certo orario, la somministrazione in bottiglie e bicchieri di vetro, ma solo in contenitori a perdere, si è organizzato un “servizio di cortesia” per gli avventori, si sono fatte convenzioni con i parcheggi limitrofi alle attività, si sono condivise spese per pulizie suppletive, si è investito sulla formazione dei nostri operatori”.


I presidenti nazionale e regionale di Fipe rivendicano poi il ruolo della categoria: “la nostra locale associazione deve essere un prezioso alleato della sua Amministrazione, per prevenire e contrastare fenomeni che turbano la convivenza civile, costruendo insieme le basi per un divertimento sano e sicuro, trasformando il loro attuale ruolo di soggetto passivo, destinatario di misure restrittive, in un ruolo di coinvolgimento attivo, in un percorso condiviso e partecipato, che porti ad un nuovo regolamento urbano, in cui eventuali limitazioni siano associate a misure più generali di decoro, sicurezza e promozione del centro storico, anche per evitare che aree delicate delle nostre città diventino "terre di nessuno", dove l'abusivismo, cioè, vada a riempire gli spazi lasciati liberi dal blocco alle attività legali”.


La missiva si conclude con l’auspicio che il Sindaco “comprenda lo spirito positivo che anima queste nostre considerazioni e che quindi voglia valutarle con i giusti valori”. A questo punto, non resta che attendere le decisioni del primo cittadino di Arezzo.













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