Bolkestein, "ambulanti subito fuori, basta coi rimpalli di competenze"







Rodolfo Raffaelli, presidente Fiva_Confcommercio Arezzo













 


“Basta con i rimpalli di competenze e il caos procedurale: se i Comuni non hanno intenzione di rispettare gli accordi previsti con l’Intesa, allora ci si dia da fare per far uscire subito gli ambulanti della Bolkestein”. Non usa mezzi termini, il presidente provinciale della Fiva (Federazione Italiana Venditori su Area Pubblica)-Confcommercio aretina Rodolfo Raffaelli. In nome e per conto degli ambulanti associati, chiede quindi alle istituzioni e alle forze politiche un impegno concreto per risolvere una volta per tutte l’ormai annosa questione dei rinnovi delle concessioni. “In provincia di Arezzo ci sono oltre 800 imprese, 14mila in Toscana e duecentomila in Italia, che ormai da troppo tempo stanno col fiato sospeso in attesa di conoscere che futuro avranno, se precario o stabile. Ed è certo che se la direttiva europea venisse applicata in tutte le sue declinazioni non avrebbero più certezze: tutti i bandi per il rinnovo delle concessioni dei posteggi nelle fiere e nei mercati verrebbero rimessi in gioco, azzerando di colpo ogni differenza tra imprese, a partire dai valori dell’esperienza, della professionalità, della serietà. A chi giova tutto questo? Non certo alle nostre piccole imprese”.


“Una cosa è certa”, sottolinea il presidente Raffaelli, “non possiamo continuare a vivere in questo clima di incertezza e confusione, quindi diciamo basta alle mezze misure che penalizzano imprese, Comuni ed istituzioni virtuose e – al contrario – disincentivano l’azione di pezzi di Stato già in colpevole ritardo e difetto”.


La situazione denunciata dalla Confcommercio parte da lontano, ovvero dall'approvazione della cosiddetta Direttiva Bolkestein, recepita nell'ordinamento statale italiano nel 2010 con il decreto legislativo 59, il cui articolo 70 ha rinviato ad un'intesa in Conferenza Unificata i criteri per il rilascio e il rinnovo delle concessioni di commercio su aree pubbliche. L'intesa è arrivata due anni dopo, nel 2012, accompagnata dalla proroga delle concessioni al 7 maggio e al 4 luglio 2017 per salvaguardare la professionalità d'impresa e quella maturata sul posteggio in concessione. Tutte le Regioni (ad eccezione di Molise, Basilicata e Sardegna) hanno adottato i relativi atti di recepimento, insieme ad una modulistica comune a beneficio dei Comuni. Che, dunque, hanno elaborato e pubblicato i bandi, per partecipare ai quali migliaia di imprese sono state costrette a infiniti adempimenti burocratici.


Per noi poteva essere un’opzione valida il compimento del percorso previsto dall’intesa”, spiega il presidente degli ambulanti aretini, “ma a scombinare le carte è arrivato a fine 2016 il decreto Milleproroghe, che ha prorogato le concessioni al 31 dicembre 2018 senza dire nulla sui bandi già avviati, molti dei quali in pieno corso di espletamento. Da qui la confusione totale di oggi legata all'incertezza interpretativa: ci sono Comuni che hanno sospeso i bandi, altri che hanno deciso di espletare comunque le procedure, riservandosi eventuali correttivi dopo la conversione in legge del decreto, altri ancora che hanno deciso di non scegliere per evitare il danno economico che il rinvio causerebbe per imprese e amministrazioni coinvolte”


A questo punto, visto che le cose vanno troppo per le lunghe e nessuno ci dà più certezze sulle sorti dell’Intesa, chiediamo con forza di farci uscire subito dalla Bolkestein con un decreto legge e non con inutili ordini del giorno”, ribadisce Raffaelli, “tutte le forze politiche dicono che è possibile: si faccia, allora. Noi lo chiedemmo a più riprese tra il 2010 e il 2012, ma ci fu sempre risposto “ce lo chiede l’Europa”. Ci fa piacere che dopo tanti anni si possa riconoscere che eravamo nel giusto”.


Il presidente della Fiva-Confcommercio aretina annuncia quindi lo stato di agitazione dell’intera categoria. “Se, in sede di conversione, il Milleproroghe dovesse contenere ancora la misura irrazionale della proroga delle concessioni, siamo disposti a scendere in piazza per far sentire la nostra voce. Bloccheremo il Paese: la nostra federazione degli operatori su aree pubbliche rappresenta una larga parte delle imprese del settore. Difendiamo gli interessi di chi si alza la mattina e va a lavorare, accettiamo tutte le sfide, ma non vogliamo essere presi in giro. Non vorremmo che proroghe e temporeggiamenti fossero solo una scusa per favorire gli interessi della grande distribuzione e schiacciare la piccola impresa, la risposta non potrà che essere dura. La politica gioca con i numeri e noi siamo stufi di essere presi in giro".













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