Parte dal prossimo giovedì 5 gennaio la maratona dei saldi invernali 2017, che si concluderà dopo sessanta giorni il 5 marzo, così come deciso dalla Giunta Regionale Toscana con la delibera n. 1119 del 15 novembre 2016. In provincia di Arezzo sono 643 le imprese della moda interessate alle vendite di fine stagione, per un totale di 979 punti vendita sparsi su tutto il territorio, dei quali 810 di abbigliamento e 169 di calzature e pelletteria.
Secondo le previsioni della Confcommercio aretina, almeno tre famiglie su cinque in provincia potrebbero approfittare degli sconti, che nella maggior parte dei negozi partiranno già con percentuali piuttosto alte, dal 30% in su. Per quanto riguarda l’importo medio di spesa, nelle ipotesi più rosee dovrebbe riconfermarsi quello degli ultimi due inverni (2015 e 2016), attestato intorno alle 396 euro a famiglia, ovvero poco più di 170 euro a persona.
“Veniamo da una stagione piuttosto fiacca, la propensione all’acquisto nel 2016 è diminuita ancora rispetto all’anno precedente”, dice il presidente provinciale di Federmoda Confcommercio Paolo Mantovani. “Tasse, bollette e spese per la casa, incertezza politica ed economica, paura del domani, crisi occupazionale per i giovani sono tutti fattori che certo non aiutano a risollevare i consumi interni, soprattutto quando si parla di spese non strettamente necessarie come la moda. Ed è ormai dal 2009 che il settore registra un andamento negativo. Solo negli ultimi tre anni la nostra provincia ha perso 39 imprese di abbigliamento e calzature”.
Per quanto riguarda le vendite autunnali, secondo gli operatori sentiti dalla Confcommercio quest’anno novembre ha avuto un andamento migliore di ottobre, grazie ad iniziative commerciali che hanno vivacizzato il mercato come il Black Friday. “Cosa strana rispetto al passato, perché solitamente ottobre segnava l’avvio degli acquisti della stagione”, sottolinea il presidente Mantovani, “il clima molto mite non ha aiutato a spingere le vendite”.
Anche dicembre è partito fiacco rispetto agli altri anni, “ha ripreso un po’ di verve solo nell’ultima settimana prima del Natale, quando l’abbigliamento e le calzature sono state selezionate fra i regali utili”, dice Mantovani.
Chi voleva comprare per sé ha preferito invece aspettare l’appuntamento con i saldi, nonostante l’arrivo del grande freddo. “La vicinanza temporale con l’avvio dei saldi ha spinto molto ad aspettare”.
In generale, secondo la Confcommercio è sparito l’acquisto effimero: “si comprano cose utili, che servono. Al limite ci si concede l’acquisto emozionale, che unisca all’utilità il prestigio di una griffe conosciuta o linee di tendenza”, spiega il presidente della Federmoda aretina.
A far diminuire i fatturati delle imprese della moda, oltre al clima e alla scarsa propensione agli acquisti che caratterizza tutto il mercato interno, è anche il peso crescente delle vendite online, che hanno drenato molte richieste, soprattutto quelle dei giovani. “Ma il web non è una realtà che si può combattere, anche gli operatori più refrattari devono al più presto pensare ad un negozio virtuale oltre che reale. Altrimenti rischiano di perdere clienti e visibilità”, conclude Paolo Mantovani.
In questi giorni, Confcommercio ricorda come sempre agli operatori associati le principali regole da rispettare per effettuare in maniera corretta le vendite di fine stagione:
1. Le vendite di fine stagione riguardano i prodotti di carattere stagionale o di moda suscettibili di notevole deprezzamento se non venduti entro un certo periodo di tempo. I capi in saldo non devono necessariamente appartenere alla stagione in corso.
2. Le merci devono essere poste in vendita con l’indicazione del prezzo corrente, dello sconto espresso in percentuale e del nuovo prezzo ribassato o scontato. È vietato ogni riferimento a procedure fallimentari e similari.
3. È possibile porre in vendita solo merci già presenti nell’esercizio e nei locali di pertinenza. Il divieto di introduzione di ulteriori merci riguarda sia quelle acquistate che quelle concesse in conto deposito.
4. Le merci in offerta devono essere separate da quelle poste eventualmente in vendita alle condizioni ordinarie.
5. La possibilità di cambiare il capo dopo l’acquisto è lasciata alla discrezionalità del negoziante, a meno che il prodotto non sia danneggiato. In questo caso scatta infatti l'obbligo del cambio o, nel caso la sostituzione risulti impossibile, la restituzione della somma pagata.
6. È rimessa alla discrezionalità del negoziante la possibilità di far provare i capi.
7. Per quanto riguarda i pagamenti, le carte di credito devono sempre essere accettate qualora sia esposto nel punto vendita l'adesivo che attesta la relativa convenzione.