Il 2016 degli alberghi aretini potrebbe chiudere in bellezza, con un +5% nel numero delle camere vendute rispetto al 2015. Lo rivela l’indagine della Confcommercio fra le strutture del capoluogo, “Mancano ancora i dati definitivi di dicembre, ma la tendenza di questi giorni ci sembra buona, quindi il risultato positivo dovrebbe essere confermato”, anticipa il presidente degli albergatori Gianni Fabbrini.
Le buone notizie non finiscono qui. Secondo i dati raccolti dalla Confcommercio ad aumentare, seppure lievemente, è stato anche il tasso di doppia occupazione (ovvero il numero medio di persone che dormono in una camera), che è passato dall’1,50 del 2015 all’1,54 di quest’anno. “Può sembrare irrisorio, ma il superamento dell’1,50 conferma che Arezzo non è più solo una meta del turismo business ma comincia ad affacciarsi nel segmento leasure”, spiega la responsabile dell’area turismo Laura Lodone, “è una conquista recente, perché abbiamo toccato l’1,50 solo nel 2014”.
Sono aumentate di un euro anche le tariffe medie: se una camera nel 2015 si vendeva a 63,20 euro, nel 2016 si vende a 64,17. “Siamo ancora lontani dalla tariffa media del 2011, che era di 73,45 euro, ma è comunque il segnale che Arezzo si vende un po’ meglio. Così, a parità di costi da coprire, il ricavo medio per gli alberghi è leggermente aumentato e non può che essere positivo. È un risultato che si deve alla crescita del turismo leasure”, dice Laura Lodone, “in effetti mentre tra i clienti degli alberghi sono cresciuti gli individuali, si sono ridotti i gruppi organizzati: nel 2015 occupavano il 32% delle camere vendute, quest’anno il 28%”.
Il mese più brillante dell’anno è stato aprile, che ha fatto registrare il +11% di camere vendute rispetto all’aprile 2015. Un risultato che però non deve trarre in inganno: “lo spostamento improvviso di OroArezzo, da aprile a maggio, lo scorso anno ha causato molte perdite agli alberghi, che ad aprile sono rimasti vuoti perché aspettavano i buyer della fiera dell’oro e non avevano preso impegni con i tour operator e a maggio non hanno potuto beneficiare di OroArezzo perché già pieni con il turismo leasure”.
In generale, ad alzare le sorti degli alberghi durante l’anno sono stati gli eventi, soprattutto quelli sportivi che spesso hanno fatto registrare il tutto esaurito. Bene anche la Città di Natale per vivacizzare un dicembre in genere molto fiacco. C’è stato poi il sisma che ha colpito Umbria e Lazio, che in autunno ha dirottato verso il territorio aretino gruppi e individuali: “la nostra provincia è sempre in centro Italia, fuori dai circuiti turistici di massa, quindi ha caratteristiche molto simili”.
La vera sorpresa dall’anno, almeno finora, si è rivelata il mese di novembre: “con la perdita del Forum Risk, che da solo riusciva a movimentare duemila camere in soli quattro giorni, gli operatori temevano un crollo verticale che in realtà non c’è stato”, dice la responsabile dell’area turismo di Confcommercio, “il mese si è chiuso infatti a -0,12% rispetto allo scorso anno, una variazione praticamente nulla”.
Tutte buone notizie, quindi, per il turismo aretino? “Purtroppo no, ma per chi è abituato alla tempesta anche una pioggerella può sembrare bel tempo”, riporta alla realtà il presidente Fabbrini, “noi parliamo di variazioni e aumenti su percentuali ancora troppo basse per una città che voglia davvero definirsi destinazione turistica. Il tasso medio di occupazione delle camere ad Arezzo è pari al 56%, quando a Firenze è dell’86% e del 60% in altre città analoghe alla nostra. Da noi, insomma, quasi la metà delle camere disponibili resta vuota per tutto l’anno”.
Mancano ancora, secondo la Confcommercio, politiche di governance e strategie adeguate. “Molto è lasciato in mano alla buona volontà di questo o quell’amministratore, ma non basta. I buoni risultati registrati finora sono frutto delle politiche di marketing adottate dagli stessi albergatori, che hanno continuato a darsi da fare nonostante tutto, cercando di usare sempre meno la leva del prezzo perché si rivela sempre un gioco al massacro”, sottolinea Laura Lodone, “con un minimo di politiche in più si potrebbe raggiungere risultati molto migliori e non solo per gli alberghi, perché il turismo ha ricadute su tutta l’economia. Si veda il caso di Bologna: la città da qualche anno ha investito in un destination manager e nella governance e quest’anno è stata inserita da TripAdvisor fra le dieci destinazioni europee emergenti”.