Arezzo, i baristi chiedono più sicurezza





















“Chiediamo più sicurezza, siamo stanchi di provare paura ogni sera all’orario di chiusura perché un balordo qualsiasi potrebbe da un momento all’altro entrare nel nostro locale per una rapina. Ci sentiamo un bersaglio. Lavorare sulla strada così è diventato davvero difficile". A parlare è il presidente provinciale di Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi)-Confcommercio Stefano Mearini, appena eletto alla guida dei baristi aretini, all’indomani dei furti subiti da due locali del capoluogo, il Caffè di Piazza in piazza Giotto e il Bar Magi in via Vittorio Veneto.


“Non accade ovunque, va detto. Per fortuna nella nostra provincia ci sono ancora borghi dove si vive e si lavora tranquilli. Ma nei centri storici delle città più grandi, non solo del capoluogo, il problema della sicurezza è molto sentito, tanto che lo abbiamo messo in cima alla lista delle nostre priorità”, dice Mearini alla sua prima uscita pubblica da presidente della categoria.


Venerdì prossimo (28 ottobre 2016) i vertici della Confcommercio aretina saranno ricevuti dal nuovo Questore di Arezzo e potranno quindi esprimere il punto di vista degli imprenditori del terziario sulla questione sicurezza. “Per i baristi si tratta di un punto della massima importanza”, sottolinea Mearini, “ogni giorno alcuni di noi si trovano a gestire situazioni limite. Chiediamo quindi alle forze dell’ordine più presidio del territorio, in particolare nelle fasce orarie più delicate, e più vigilanza sul rispetto delle regole. Alle Amministrazioni Comunali chiediamo poi un’attenzione maggiore nella stesura dei piani urbanistici, perché in città non si creino aree a rischio degrado”.


Oltre alla sicurezza, ci sono altre priorità che Mearini vuole affrontare nel suo mandato, insieme ai vicepresidenti Alessandro Ferretti, titolare della Bottega degli Illustri di Arezzo ed Emanuele Gallorini, titolare del bar Il Drago e del ristorante Tirovino a Castiglion Fiorentino e ad Arezzo del Moma Cafè nel Centro Commerciale Al Magnifico. “La concorrenza sleale e l’abusivismo prima di tutto: vogliamo chiedere un giro di vite su circoli ricreativi e quanti dietro il paravento dell’associazionismo e della cultura mascherano un’attività imprenditoriale bella e buona senza però pagarne gli oneri”, spiega Mearini, “a proposito di cultura, vorremmo far diventare i pubblici esercizi promotori del territorio e del nostro stile di vita, mettendoli al centro di eventi che possano avere un richiamo per i turisti”. C’è poi da affrontare il tema della saturazione del mercato: “la liberalizzazione delle licenze ha portato esiti negativi e non perché ha inasprito la concorrenza, ma perché ha buttato sul mercato operatori non professionali. Gli unici a poter fare qualcosa per risanare la situazione sono i Comuni, rivedendo il meccanismo di apertura delle nuove attività”, spiega il presidente della Fipe-Confcommercio aretina, “se si alzano i requisiti professionali da chiedere, forse si riesce a riportare la qualità al centro del mercato”.


Stefano Mearini, 52 anni, titolare insieme al fratello Paolo dell’Enoteca Charleston di Arezzo aperta dai genitori Lucio e Marisa, è “figlio d’arte” anche sotto il profilo dell’impegno sindacale. Suo padre Lucio, scomparso nel 2014, è stato infatti per molti anni presidente della Fipe aretina. Il loro locale, nato come bar nel 1968 e poi trasformato in enoteca nel 1975, è stato recensito perfino dalla prestigiosa rivista americana Wine Spectator e oggi conta su 4mila etichette e una clientela internazionale.


(Nella foto in alto, il consiglio direttivo di Fipe-Confcommercio della provincia di Arezzo)













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