“L’ultimo ritocco alle tariffe dell’acqua è ingiustificato, intollerabile e insostenibile. Gli imprenditori della provincia di Arezzo hanno visto aumenti fino al +20% in bolletta. Che, tradotto, significa una spesa maggiorata di 500 euro o addirittura di più”. A denunciarlo è la Confcommercio aretina, che invoca un intervento immediato dei Comuni, quello del capoluogo in primis, per correre ai ripari.
“Il Comune di Arezzo, che ha già dimostrato grande coraggio opponendosi all’aumento della tassa sui rifiuti, dovrebbe farsi portavoce del disagio di cittadini e imprenditori all’interno dell’assemblea dell’Autorità Idrica Toscana, promuovendo un tavolo tecnico per fare chiarezza sui costi e sugli investimenti programmati e, soprattutto, mettendo insieme i 31 Comuni del territorio e i 5 della Valdichiana senese, insieme al Comitato Acqua Pubblica e alle associazioni di categoria”, chiede Anna Lapini, nella doppia veste di presidente regionale e provinciale di Confcommercio.
“L’obiettivo deve essere il contenimento delle tariffe senza che questo faccia venire meno l'efficienza del servizio”, prosegue Anna Lapini, “noi pensiamo che ci siano tanti costi facilmente eliminabili, come quelli relativi alla struttura amministrativa. Ed è necessaria anche una ristrutturazione del debito, perché i 70 milioni presi a prestito da Nuove Acque per investimenti e gestione della rete hanno un tasso medio del 7%, davvero eccessivo”.
Di sicuro, per la Confcommercio, non possono essere né i cittadini né le imprese a sostenere il peso della burocrazia. “E pensare che Nuove Acque era nata per ottimizzare i costi! Oggi è diventata un carrozzone che ci impone le tariffe più alte di tutta la Toscana”, sottolinea la presidente di Confcommercio.
L’ufficio studi dell’associazione di categoria porta qualche esempio dell’effetto degli ultimi aumenti: una piccola impresa dal consumo pari o inferiore a 500 mc di acqua all’anno deve pagare 2.716 euro anziché le 2.255 dello scorso anno, un rincaro del +20% nonostante la diminuzione della tariffa fissa applicata da 181 a 151 euro. Un’impresa di più grandi dimensioni, dal consumo di 700 mc annui, pagherà invece un aumento del +16%, passando dalle 3.148 euro del 2015 alle 3.632 del 2016, delle quali 888 di quota fissa, a fronte delle 181 che pagava fino all’anno scorso.
“Noi vogliamo chiarezza e trasparenza sulla situazione dei costi: le attività produttive devono sapere cosa pagano e da che cosa derivano anno per anno gli aumenti. E vogliamo anche un dettagliato resoconto sulla questione degli investimenti programmati, messi in bolletta e poi mai realizzati”, chiede Anna Lapini.
“Ai Sindaci che siedono nell’assemblea di AIT chiediamo di non limitarsi ad approvare le nuove tariffe, ma di esercitare un’azione critica nei confronti di ogni aumento, in nome dei cittadini che rappresentano. Finora la mancanza di un coordinamento politico del territorio ci è costata cara, si deve cambiare rotta”. Nel frattempo, se Petrarca nascesse oggi ad Arezzo cambierebbe forse l’incipit di una delle sue poesie più note: «“care”, fresche e dolci acque».