Sos moda, Confcommercio: "sempre meno negozi"





















“Non esistono due città, una del cittadino, una del commerciante. Respiriamo la stessa aria, abbiamo gli stessi desideri. La difesa del commercio tradizionale è la difesa della vivibilità delle città”. Questo l’accorato appello del presidente nazionale Renato Borghi agli associati Federmoda Confcommercio riuniti in assemblea il 15 giugno 2016 nella cornice di Pitti Immagine Uomo, a Palazzo dei Congressi a Firenze.


“L’assemblea nazionale di Federmoda-Confcommercio e la concomitanza di Pitti Immagine Uomo riportano Firenze a capitale della moda”, ha detto il presidente del Consiglio regionale della Toscana Eugenio Giani, che ha portato il saluto della Regione e assicurato il sostegno alle azioni di contrasto all’abusivismo e al rilancio del commercio di vicinato, che sono i cavalli di battaglia di Federmoda, la federazione che rappresenta i commercianti al dettaglio e all’ingrosso dei settori abbigliamento, calzature, tessili, pelletterie, accessori e articoli sportivi. 


Il presidente nazionale di Federmoda-Confcommercio Renato Borghi illustrando i dati Unioncamere Toscana riferiti al 2015, ha ricordato che in Toscana le imprese del settore sono 7.277 per un totale di 11.399 unità locali attive: negozi multimarca, monomarca o in franchising che fanno parte della rete distributiva di vicinato e animano i centri storici e i piccoli paesi così come i quartieri di periferia delle grandi città. “Sono i negozi multimarca a Firenze e in Italia a rappresentare il biglietto da visita della città” ha commentato. A livello nazionale sono 126.662, con una perdita di oltre 14.500 imprese dal 2011, saldo fra le trentamila nuove aperture e le 15mila cessazioni registrate in questi ultimi anni. 


In dieci anni, dal 2005 ad oggi, la Toscana ha perduto ben 1.400 negozi della moda”, ha precisato la presidente regionale di Federmoda Federica Grassini, “un’emorragia che per fortuna quest’anno sembra attenuarsi, visto che nell’ultimo anno abbiamo perduto “soltanto” 72 negozi”. “Il nostro settore ha certamente bisogno di rinnovarsi, integrando le nuove tecnologie nei sistemi di vendita tradizionali ma necessita anche di maggiore sostegno da parte delle istituzioni”. E ha concluso: “I nostri negozi multibrand sono garanzia di pluralità e di libertà per i consumatori. Basta alla competizione giocata solo sul prezzo, vogliamo vincere la sfida della qualità”. Tra le difficoltà più sentite dagli operatori, oltre alla crisi dei consumi e alla concorrenza con la grande distribuzione organizzata, la minaccia del commercio abusivo di prodotti contraffatti.


La permanenza di piccoli negozi multibrand di moda nei centri cittadini è "fondamentale", secondo Federmoda, perché questi "garantiscono coesione sociale, ascolto da parte dei negozianti dei problemi che hanno i consumatori", ha aggiunto il presidente nazionale Borghi, "noi non chiediamo politiche 'panda' di difesa a tutti i costi del dettaglio tradizionale, chiediamo delle politiche che servano a mantenere coesione sociale, sicurezza, vivibilità nelle città: non è un problema del commercio, è un problema del vivere sociale all'interno delle nostre città".













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