Arezzo, scoppia la questione “sagre”





















"I toni della contestazione del 3 maggio 2016 di fronte al Suap di Arezzo hanno dell’incredibile – commenta il vicedirettore della Confcommercio aretina Catiuscia Fei – certo non erano degni di un confronto civile e democratico. È evidente che la questione è stata strumentalizzata da qualcuno per ragioni politiche o, peggio, di interesse economico".


La vicedirettrice della Confcommercio di Arezzo Catiuscia Fei interviene così dopo la pesante protesta, dai toni molto accesi, messa in atto da alcuni esponenti del Comitato delle sagre in occasione della prima riunione della Commissione che, da regolamento comunale, deve autorizzare i nuovi eventi analizzandone varie caretteristiche, menù inclusi. A scatenare l'ira del Comitato, la decisione di escludere le pizze dai menù in quanto specialità non legata a tipicità e tradizione locali. 


"La nostra associazione non è mai stata contro le sagre, che anzi riteniamo eventi importantissimi per il territorio, ma si è battuta da anni e continua a battersi contro il proliferare indiscriminato e sospetto di sagre, feste paesane e simili, che servono solo per finanziare questo o quel gruppo e si sottraggono al contronto con il libero mercato dove vige la regola della concorrenza leale, spiega la Fei.


"Qualcuno si è spinto a fare paragoni azzardati tra le sagre e gli eventi di piazza come il Mercato Internazionale o La Piazza del Gusto, tanto per fare qualche esempio. Ricordo a tutti che questi eventi sono realizzati coinvolgendo imprenditori che per stare in piazza devono rispettare tutte le normative, compreso l’obbligo di pagare il suolo pubblico, la Tari, il personale e in generale gli oneri fiscali e contributivi previsti. Non mi risulta che le sagre facciano altrettanto. Anzi: se le sagre sono esonerate dal rispetto di molte regole alle quali invece gli imprenditori sono sottoposti, o hanno comunque delle facilitazioni, è proprio perché gli si riconosce la finalità di promuovere i prodotti tipici. Ma se questa finalità non c’è più, allora cosa le distingue da un’impresa?".


"Consiglio chi vuole fare business con la ristorazione di aprire una partita iva come hanno fatto centinaia di imprenditori nella nostra provincia. A quel punto, finalmente le sagre vere potrebbero crescere e prosperare come meritano, perseguendo i loro sacrosanti scopi sociali", aggiunge la vicedirettrice della Confcommercio aretina, che conclude: "riconosciamo a questa Giunta il coraggio di aver imboccato una strada forse poco popolare ma giusta, nel rispetto dello sviluppo equilibrato del territorio e delle regole del mercato”.













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