Sansepolcro, rischio chiusura per il deposito del Monopolio di Stato





















Sansepolcro rischia di perdere l’ennesima tessera in un puzzle di competenze che finora l’aveva resa centro di riferimento economico e sociale della Valtiberina. È infatti a rischio chiusura il magazzino vendita di generi del Monopolio di Stato gestito dalla famiglia Romagnoli con la collaborazione di due dipendenti, che da anni garantisce l’approvvigionamento dei tabaccai e dei commercianti della vallata.



A lanciare l’allarme è stata la Confcommercio con una lettera indirizzata al sindaco di Sansepolcro Daniela Frullani. “Oltre alla perdita dell’occupazione per i gestori e i loro dipendenti, ci preoccupa il fatto che la nostra città non sarebbe più il punto di riferimento per i commercianti di una vasta area geografica, che superando i confini amministrativi tocca le Marche, l’Umbria e l’Emilia Romagna”, fa sapere il presidente della delegazione Confcommercio Avio Ricci


La chiusura del magazzino di Sansepolcro rientra nella logica di ridimensionamento drastico che Logista Italia spa sta attuando in questi anni: dei 600 magazzini esistenti in tutta Italia, oggi se ne contano solo 175, che dovrebbero presto ridursi a 125 e, nei programmi futuri, a 80.


Secondo i piani, il deposito di Sansepolcro dovrebbe cessare la propria attività entro giugno prossimo, nonostante il contratto in essere con la famiglia Romagnoli scada il 31 dicembre 2017.


“La famiglia Branzani-Romagnoli gestisce magazzini del Monopolio addirittura dal 1870, prima in Umbria, poi dal 1942 a Sansepolcro. Una continuità che è certo riprova di grande esperienza e professionalità”, sottolinea il presidente Ricci. Ma "la chiusura del deposito di Sansepolcro non arrecherebbe danno e grande disagio solo ai Romagnoli e ai loro collaboratori, che perderebbero il lavoro”, spiega Confcommercio nella missiva al Sindaco, “ma anche ai rivenditori dei prodotti di Monopolio (tabaccai e alimentaristi) ubicati in un ampio territorio che comprende, oltre alla Valtiberina Toscana e all’Altotevere Umbro, anche parte della Romagna e delle Marche (come la valle del Metauro, Pennabilli, Verghereto, Riofreddo, la vallata del Bidente e Santa Sofia oltre alle cittadine marchigiane di Apecchio e Piobbico). Questi operatori, infatti, sarebbero costretti a trasferirsi in altre parti del centro Italia per approvvigionarsi dei prodotti, con ovvio aumento dei costi di gestione delle loro imprese”.


“Confidiamo che l’Amministrazione Comunale voglia seguire la vicenda, comprendendone tutti i delicati risvolti sociali ed economici”, conclude il presidente Avio Ricci.


 













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