È Paolo Mantovani il nuovo presidente di Federmoda-Confcommercio Toscana, l’associazione di categoria che dà voce e tutela sindacale ai commercianti di abbigliamento, calzature e tessili. Un nuovo traguardo per lui, già presidente provinciale di Federmoda Arezzo dal 2008. Cinquantotto anni, sposato e padre di tre figli, è membro della Camera Italiana dei Buyer della moda ed è titolare di alcuni punti vendita di abbigliamento, accessori e calzature di alta gamma tra San Giovanni Valdarno (AR), la città dove è nato e risiede, Greve in Chianti (FI), Siena e Castiglione della Pescaia (GR). È la declinazione moderna di un’azienda fondata nel 1955 dal nonno, portata avanti dai genitori e arrivata alla terza generazione con Paolo, i suoi fratelli e i suoi cugini.
Mantovani riceve il testimone da Federica Grassini, che ha retto le fila dell’associazione dal 2012. L’imprenditore valdarnese non è nuovo agli incarichi sindacali. Già vicepresidente di Federmoda Toscana nel mandato Grassini, è attivo da molti anni nel consiglio direttivo provinciale della Confcommercio aretina e attualmente ricopre anche la carica di presidente della delegazione di San Giovanni Valdarno.
“Sono consapevole delle tante sfide che mi attendono, perché l’intera filiera della moda sta vivendo uno dei suoi momenti peggiori”, sottolinea il neopresidente di Federmoda Confcommercio Toscana Paolo Mantovani, “è una crisi che si prepara da anni e non è effetto della pandemia, anche se di certo la situazione è precipitata dallo scorso anno. Il Covid ha accelerato un processo già in atto, portando allo scoperto i tanti punti deboli di un sistema fragile”.
In Toscana il commercio della moda conta un totale di 6.350 imprese attive, stando ai dati camerali del primo trimestre 2021. “Dal 2019 ad oggi ne mancano all’appello ben 1.445 e un altro migliaio è nel limbo delle imprese registrate ma non attive, spesso in vita per il tempo necessario a saldare i debiti e sbrigare le pratiche burocratiche. La responsabilità, ripeto, non è del Covid, ma di complessi cambiamenti nel sistema distributivo e nelle abitudini di consumo, legate in gran parte al web”, spiega Mantovani. “Negli ultimi anni siamo andati avanti a colpi di circa 700 imprese cessate ogni 31 dicembre. Le nuove nate non sono mai bastate a colmare le perdite e la pandemia ha fiaccato ancora di più la voglia di fare impresa”. Nel 2019, a fronte di 669 cessazioni, si sono registrate solo 238 nuove iscrizioni, nel 2020 il rapporto è stato di 626 contro 153. E alla fine del primo trimestre 2021, le cessazioni sono più del triplo delle aperture: 150 contro 41.
Mantovani, però, invita i colleghi imprenditori a non lasciarsi spaventare dai numeri. “Il settore moda ha molti punti di forza dai quali ripartire, a patto di saper cogliere le tante opportunità offerte da questa accelerazione del processo evolutivo del commercio. Dobbiamo, per esempio, attualizzare l’immagine dei nostri punti vendita e garantire ai clienti servizi fatti su misura, per trasformare la vendita in una esperienza di vita sempre più gratificante e coinvolgente. Questo ci distingue nettamente dall’offerta dell’e-commerce”.
Urgente, poi, ridefinire ruolo e tempi di saldi e promozioni. “Abbiamo chiesto alla Regione Toscana, nello specifico all’assessore Marras, di autorizzare la vendita estiva di fine stagione già dal prossimo 3 luglio per un periodo di 60 giorni, come sembrano orientate a fare le altre Regioni. Il rischio sarebbe quello di partire in ritardo e perdere clienti e competitività rispetto alle regioni limitrofe. Abbiamo chiesto poi che venga riconfermato il divieto di fare vendite promozionali nei trenta giorni precedenti ai saldi, così come già stabilito dal Nuovo Codice del Commercio. Ma è inutile negare che, con la digitalizzazione sempre più marcata del mercato, sono saltati i confini: si mettono regole e paletti ai negozi fisici quando quelli on line possono fare quello che vogliono. È l’ora di trovare una soluzione al problema. I saldi erano nati come strumenti utili a svuotare il magazzino e far spazio alle nuove collezioni, oggi servono a smuovere il mercato e restituire un po’ di liquidità a negozi stremati dalle chiusure imposte dai decreti antiCovid e dal calo drastico dei consumi. Ma vendere solo a prezzi scontati è una rimessa, i margini di guadagno sono irrisori”.
L’integrazione tra commercio ‘off’ e ‘online’ è l’altra priorità da affrontare. “Si deve trovare un dialogo tra questi due mondi, che sono integrabili. Stiamo facendo un grande lavoro per sensibilizzare tutti gli esercenti a formarsi e sviluppare nuove forme di dialogo e vendita, parallele al negozio fisico tradizionale. Uso dei social network, potenziamento del sito web, chatbox su Telegram o Whatsapp : anche per chi non può investire in un sito ecommerce ci sono molte opportunità di farsi notare da potenziali clienti. A volte bastano tempo e creatività”, dice Mantovani.
Su tutto, resta l’importanza di valorizzare e promuovere la filiera della moda come motore di sviluppo della Toscana. “I turisti internazionali sono ancora fortemente attratti dai capi di abbigliamento, pelletterie e calzature made in Italy, che sono tra i souvenir preferiti dei loro viaggi. Dobbiamo quindi trovare un coordinamento più serrato con la filiera turistica, per essere insieme più competitivi e attrattivi”.
“Un ringraziamento sentito alla mia past president Federica Grassini, che ha guidato con grande energia Federmoda Toscana fino ad oggi. Da lei eredito il grande impegno profuso per accreditarci presso le istituzioni regionali come interlocutori affidabili. Sono deciso a proseguire in questa direzione, insieme al mio consiglio direttivo e allo staff di Confcommercio Toscana guidato dal direttore Franco Marinoni”, dice Paolo Mantovani, che aggiunge in calce un commento alle novità portate dal Decreto Sostegni bis. “Apprezzabile il cambio di passo del Governo nei confronti del nostro settore, che è in seria difficoltà, ma rappresenta l’eccellenza del made in Italy, come secondo comparto produttivo e ai primi posti per numero d’imprese ed occupati. Esprimiamo soddisfazione per l’introduzione del calcolo delle perdite di redditività e non solo dei fatturati: risponde ad un’esigenza tipica del nostro settore, che ha dovuto far notevole ricorso a sconti, promozioni e saldi per la mera sopravvivenza. Siamo felici poi che sia stata accolta la nostra proposta di sostenere l’intera filiera della moda, dalla produzione alla distribuzione, con l’introduzione di un credito d'imposta del 30% sulle rimanenze di magazzino. Il credito d’imposta del 60% sulle locazioni commerciali da gennaio a maggio 2021 - conclude Mantovani – è un’altra misura importante di sostegno alla ripresa, alla resilienza, alla sostenibilità economica e alla competitività delle nostre imprese”.