Il terziario toscano è ancora una volta in ginocchio. Secondo Confcommercio Toscana, la combinata fra il nuovo lockdown deciso dal Governo Draghi per l’intero mese di aprile e la permanenza in zona rossa della regione mette a serio rischio la sopravvivenza delle imprese costrette ancora a fermare o limitare fortemente la propria attività. I negozi di abbigliamento e calzature, per esempio, che in queste settimane di fine marzo-inizio aprile avrebbero vivacizzato gli affari con il lancio delle collezioni primaverili, quest’anno “benedetto” dall’arrivo del caldo. Ma non va molto meglio per le imprese che possono restare aperte, ad esempio quelle del commercio non alimentare come le librerie, fiaccate da una contrazione dei consumi (-12 miliardi di euro nel 2020) talmente forte da riportare la Toscana ai livelli di trenta anni fa.
“Ogni settimana di chiusura costa ad un imprenditore un calo medio del fatturato del 2% - chiarisce il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni - ma se questa chiusura viene fatta in periodi strategici, di picco dell’attività, il calo aumenta in modo considerevole. Perché un conto è affrontare un lockdown a novembre o a febbraio, un conto è farlo all’arrivo dell’alta stagione. La primavera coincide da sempre con la ripresa della socialità e il picco dei consumi. Per le città d’arte toscane anche con la ripresa del turismo. Per questi motivi, la chiusura obbligata in questo periodo è pesantissima da sopportare, soprattutto considerato che la sua efficacia appare pressoché nulla, visto che i contagi continuano a salire”.
“Dal momento che se passiamo per le vie dello shopping notiamo negozi aperti e negozi chiusi, la sensazione che sta montando all’interno della categoria è che forse si stanno chiudendo i negozi e i luoghi sbagliati. Mi spiego meglio: siamo convinti che il pericolo di contagio sia più alto in una gioielleria di 40 metri quadrati, dove si può entrare al massimo uno alla volta, che non in un supermercato affollatissimo o in un pullman sempre di 40 metri quadrati, ma dove sono ammesse 16 persone?”, si chiede Marinoni.
Preoccupano anche gli effetti futuri di queste chiusure reiterate. “Stanno modificando in modo irreversibile le abitudini di acquisto dei consumatori – spiega il direttore di Confcommercio Toscana - Il timore è che possano disaffezionarsi al commercio tradizionale di vicinato optando per l’ecommerce. Sarebbe un disastro per le nostre città. E preoccupa che manchi la dovuta attenzione alla filiera della distribuzione, che già veniva da anni di contrazione dei consumi. Chiediamo alla Regione Toscana che preveda sostegni anche per i negozi del settore no food, che stanno uscendo da questa crisi con le ossa rotte”.