Perdite di fatturato fino al 98%, fino a trenta e più eventi annullati in un anno, qualche prenotazione con riserva per il prossimo autunno, prospettive molto incerte per il futuro della loro attività. È questa, in estrema sintesi, la situazione in cui si trovano i fotografi professionisti della provincia di Arezzo, insieme ai colleghi di tutta Italia.
A fare il punto del settore è la Confcommercio di Arezzo, insieme al presidente provinciale di Ascofoto Marco Giramondi. “Fra titolari di negozi di foto-ottica e liberi professionisti con partita iva, i fotografi in provincia di Arezzo sono circa 200, ma è difficile fare una stima precisa in un settore che, purtroppo, è particolarmente esposto all’abusivismo”, dice Giramondi. “La pandemia, con il blocco delle cerimonie e di tutti gli eventi sociali, ha praticamente spazzato via il nostro lavoro. Prosegue chi ha collaborazioni con la stampa come fotogiornalista, gli altri fanno molta fatica. Anche chi, come me, gestisce un negozio di foto-ottica. E dire che, secondo i Dpcm, siamo tra i “fortunati” che possono restare aperti perfino in zona rossa. Ma aperti per chi? Così, gli affari languono e noi non abbiamo neppure diritto ai ristori”.
La cosa peggiore, secondo il presidente dei fotografi di Confcommercio Arezzo, è la mancanza di prospettive certe: “continuiamo a sostenere le stesse spese senza avere una visione del futuro”, sottolinea Giramondi, “navighiamo a vista, come i colleghi di molti altri settori. Penso alla filiera delle cerimonie: dai wedding planner ai fioristi, dalle società di catering e ristorazione ai musicisti. Da un anno siamo tutti fermi. Un disastro”.
“Uno spiraglio si è visto durante l’estate, poi in autunno siamo sprofondati nuovamente nello sconforto. Capisco e condivido la necessità di limitare le feste, il numero degli invitati e di regolare ogni attività sociale per limitare i contagi. Ma l’impressione è che per fermare gli eccessi di pochi irresponsabili il Governo abbia punito tutti, anche chi si muoveva con cautela. Ma noi che lavoriamo con gli eventi e la socialità, fino a quando possiamo continuare a trattenere il fiato?”, chiede Marco Giramondi.
Mentre il lavoro è ridotto ai minimi termini (“c’è chi ha riscoperto i servizi fotografici personalizzati, la ritrattistica per famiglie, bambini, coppie di innamorati, animali da compagnia”), gli operatori del comparto continuano a sostenere le spese correnti, “che sono molte, soprattutto per chi ha un negozio da gestire. Ci sono le utenze, gli stipendi di dipendenti e collaboratori, i servizi, l’affitto, le spese di formazione e aggiornamento, a fronte di un fatturato più che dimezzato e in parecchi casi praticamente nullo”.
La richiesta dei fotografi alle istituzioni è semplice ed è la stessa di tutte le altre categorie economiche: “chiediamo che venga programmato un piano di ripartenza delle attività. Non possiamo aspettare che la pandemia sia debellata, perché potrebbe essere davvero troppo tardi per le nostre imprese”, conclude il presidente dei fotografi aretini di Confcommercio.