Canoni di locazione, “gli accordi vanno ridefiniti”





















La crisi legata alla pandemia, con il calo consistente degli introiti per tante imprese, ha reso insostenibile il peso degli affitti commerciali sui bilanci aziendali, soprattutto in alcune aree. È diventato quindi importante, per sostenere aziende ed occupazione, intervenire per calmierare il costo delle locazioni.


Nulla, ovviamente, può sostituirsi all’accordo diretto fra proprietario dell’immobile e locatario, ma è pur vero che vi sono orientamenti giurisprudenziali utili da conoscere nel contesto di una ridefinizione dei canoni.


Uno, recentissimo, ci viene segnalato dalla Fipe nazionale. In un provvedimento cautelare il Tribunale di Roma ha stabilito che la richiesta di un ristoratore romano di vedere abbassato l’affitto per il proprio locale è del tutto legittima, proprio in virtù dell’evidente stravolgimento del contesto economico.


Nello specifico, il Giudice ha ritenuto di imporre, in aggiunta al credito di imposta al 60%, una riduzione temporanea del canone pari al 40% per i mesi di aprile e maggio 2020, e al 20% per i mesi da giugno 2020 a marzo 2021.


“Ridefinire i contratti dovrebbe essere il frutto di uno spontaneo accordo tra locatore e locatario ma, purtroppo, a volte questo non avviene”, spiega il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, “le misure adottate dal Governo su questo tema, come il credito d’imposta a copertura parziale dei canoni di locazione, non si sono rivelate sufficienti. Così, molti imprenditori sono soli ad affrontare il problema del caro-affitti. Il provvedimento del Tribunale di Roma è in linea con quanto già statuito nei mesi scorsi dal Tribunale di Venezia e anche per questo è un segnale che lascia ben sperare e conferma la fondatezza delle istanze avanzate da Confcommercio, che auspichiamo possano essere recepite dal legislatore come sta facendo la più attenta













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