“Noi non facciamo il tifo per una riapertura immediata di tutto, costi quel che costi. Perché un nuovo lock down sarebbe un vero disastro. Quella che serve è piuttosto una ripartenza vera, appena ci saranno le condizioni per affrontare il nuovo mondo che ci aspetta. Perché, inutile negarlo, nulla sarà più come prima". Lo scrive il direttore della Confcommercio Toscana Franco Marinoni sulle colonne della Nazione di Firenze in edicola oggi, 16 aprile 2020.
"Siamo in guerra, ma ai soldati non si chiede di pagarsi da soli armi, munizioni e divise per combattere", prosegue Marinoni, "del costo di una guerra deve farsene carico lo Stato. Un’emergenza straordinaria non si combatte con soluzioni ordinarie. Servono provvedimenti straordinari e la liquidità necessaria per far fronte agli impegni più immediati".
"Sì, il Decreto Liquidità ha stabilito alcune misure di sostegno, ma si tratta per lo più di palliativi. Non avevamo chiesto aiuto per indebitarci ulteriormente, ma per andare avanti salvando l’occupazione, che è un bene di tutti, non solo delle imprese. Ci vogliono decisioni coraggiose, di quelle che nella storia di un paese si prendono una volta ogni 70 anni, con buona pace dell’Europa, del debito pubblico e di ogni altro calcolo politico. Positivo il provvedimento che ha esteso la cassa integrazione anche ai settori che ne erano esclusi, senza sarebbe stata un’ecatombe. Ma ancora non digeriamo certe ostilità nei confronti di quelli che l’ultima Ordinanza della Regione Toscana chiama “datori di lavoro”, affidando loro la responsabilità, anche penale, di misure che si configurano come vere e proprie “prestazioni impossibili”. Come può il titolare di un’attività garantire ed essere responsabile della salute dei dipendenti e, per esempio, assicurare che non ci siano i sintomi della malattia, neanche fosse un medico?".
"Dobbiamo, oltre tamponare nel modo migliore l’emergenza, cominciare a costruire il futuro che sarà. Concentriamoci insieme sul modellare la nostra nuova vita, passando oltre le ideologie che hanno fatto il loro tempo. Il futuro non si prevede, il futuro si fa. Come sarà il mondo del retail dopo-Covid? Come sarà la nuova ristorazione o il turismo? E gli spettacoli, il divertimento? Dipende da noi. Il nostro è un Paese di riti sociali, dal caffè al bar fino alla cena in pizzeria. Senza non saremmo noi. Ripartiamo da qui", conclude Marinoni, "come rimodellare una vita di qualità a prova di virus”.