In Casentino il mese di dicembre ha riportato un po’ di serenità nel settore turismo e ristorazione: “molte le strutture alberghiere ed extralberghiere al completo per il ponte dell’Immacolata, ma soprattutto per l’ultimo dell’anno. Il Capodanno così a ridosso del fine settimana ha portato anche ad allungare la permanenza media del soggiorno, intorno alle due o tre notti”, rileva il responsabile della delegazione casentinese della Confcommercio Luca Boccalini.
“Dicembre è andato bene anche nei ristoranti, ovviamente con i picchi legati alle festività, anche se qualcuno lamenta qualche flessione nel resto dell’anno. Semmai, sono stati meno quest’anno i locali ad offrire il cenone di San Silvestro, hanno preferito offrire il menù a la carte, per permettere ai clienti di contenere la spesa, ma anche per contrastare la concorrenza sempre più agguerrita e non sempre leale dei circoli privati”, sottolinea Boccalini, “tanti, troppi circoli nella vallata hanno pubblicizzato cenoni e feste danzanti aperti ad un pubblico molto più vasto dei loro tesserati. Non sono queste le regole, bisogna intervenire con i controlli”.
A proposito del menù, i ristoranti casentinesi osservano negli ultimi anni un forte cambiamento di tendenza: “è finita l’era del pasto completo, oggi i clienti si limitano ad ordinare in media due portate, come antipasto e secondo o un primo e il dolce”, dice Stefano Raperoni, titolare dell’hotel ristorante Casentino a Poppi, “non è solo una questione economica, ma anche di salute e di abitudini alimentari”.
Anche l’Epifania dovrebbe portare bene al turismo: “Di gente in giro se ne vede ancora. Per l’85% si tratta di italiani, gli stranieri che girano sono per lo più proprietari di case nella vallata”, commenta Raperoni.
Le vendite natalizie hanno lasciato abbastanza soddisfatti i negozianti, abituati però da qualche anno a ridimensionare molto le aspettative. “Se da una parte si è confermata la voglia di fare regali dei casentinesi, dall’altra molti hanno ritoccato al ribasso il budget. Così, è andata bene per gli accessori, dalle borse ai portafogli, e i piccoli regali di tendenza per la casa e per l’ufficio che permettevano di spendere anche cifre molto contenute”, dice il responsabile della Confcommercio Boccalini. “Abbiamo calcolato una spesa media a famiglia intorno alle 300 euro, circa ottanta euro più bassa della media provinciale”.
Nella moda, l’arrivo ritardato del grande freddo e i saldi a ridosso del Natale hanno compromesso un po’ le vendite. “Gli acquisti si sono concentrati negli ultimi 3-4 giorni prima di Natale, nelle settimane precedenti andavano a rilento, ma gli operatori in media sono riusciti a raggiungere lo stesso fatturato del Natale 2015 e qualcuno ha addirittura fatto meglio”, dice Luca Boccalini. Per i saldi, le aspettative degli operatori sono state alte, “l’anno scorso sono partiti molto a rilento, speriamo che il freddo di questi giorni spinga le vendite dei capospalla più pesanti, che finora sono rimasti un po’ indietro”.
“Questo è stato il nostro secondo Natale, perché abbiamo aperto nel settembre 2014, e devo dire che è andato molto bene, con incassi raddoppiati rispetto allo scorso anno”, dicono Marcella e Alessandra Morelli, titolari a Ponte a Poppi del negozio di abbigliamento Much More, “non è stata solo questione di fortuna, abbiamo investito molto nella selezione di capi e accessori particolari, tutti made in Italy, con sapienza sartoriale e qualche esclusiva. Oggi bisogna differenziare molto l’offerta per distinguersi sul mercato, ma è un impegno che paga perché i clienti sono in cerca di qualità e originalità”.
Nel settore alimentare, i prodotti tipici hanno trainato le vendite: “un po’ per la tendenza di consumare pranzi e cene delle feste in casa, un po’ perché qualcuno ha acquistato salumi e formaggi da mettere sotto l’Albero”, sottolinea Boccalini. Anche l’apertura di una nuova media struttura della grande distribuzione a Bibbiena non ha inciso troppo nei bilanci delle piccole botteghe, “semmai ha drenato risorse ai concorrenti della grande distribuzione, che ormai si fanno lotta fra loro”.
“Ma i consumi di Natale non sono certo paragonabili a quelli del resto dell’anno”, precisa il responsabile della delegazione Confcommercio, “purtroppo i negozi conoscono mesi di calma assoluta e c’è bisogno di intervenire con urgenza se non vogliamo che i nostri centri storici perdano ulteriori attività economiche”. (ClaPen)