In provincia di Arezzo sono poco meno di 700 le imprese della moda interessate alle vendite di fine stagione, per un totale di circa mille punti vendita
“Lo scorso anno un italiano su due (il 53,1%) ha approfittato degli sconti del “Black Friday” e del “Cyber Monday” non solo per sé ma anche per acquistare i regali di Natale, come aveva rivelato un’indagine realizzata da Confcommercio e Format Research. Un dato che resterà valido anche nel 2022, forse con un leggero aumento”, dice il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni.
“Il fatto – spiega - è che gli sconti agiscono come una droga sul cervello dei consumatori: un cartellino con i simboli del meno e della percentuale fa scattare subito la voglia di acquisto. Per i negozianti che vogliono movimentare le vendite è una leva da tenere in considerazione, in un momento di difficoltà e di stasi dei consumi, ma impone un forte ridimensionamento sui margini di guadagno, che si riducono ulteriormente abbassandosi a livelli di mera sopravvivenza”.
Il vero problema, secondo Marinoni, “è che i consumatori stanno perdendo di vista il prezzo giusto di qualsiasi prodotto, il suo valore in base all’effettiva qualità. Sarebbe meglio invece rimettere al centro questo valore e quel rapporto di fiducia con i negozi di prossimità, dove la trasparenza e il servizio, oltre che il prezzo, sono più che garantiti tutti i giorni dell’anno. È anche una questione di sostenibilità economica e ambientale”.
In provincia di Arezzo sono poco meno di 700 le imprese della moda interessate alle vendite di fine stagione, per un totale di circa mille punti vendita. “La scelta di aderire o meno al Black Friday è ovviamente lasciata alla libertà del titolare. Non è detto, quindi, che tutti mettano gli sconti in vetrina ora. E poi adesso il Black Friday è utilizzato in maniera trasversale da molti settori merceologici, non solo da abbigliamento e calzature”.
“Non dimentichiamo – aggiunge il direttore di Confcommercio Toscana - che quella del Black Friday è una moda nata oltreoceano, che ha viaggiato veloce sulle ali del web e ora, gioco forza, è piombata sulle vetrine di tutti – o quasi – i negozi fisici, anche nelle località più piccole, creando forse alcune opportunità ma anche molte perplessità e problemi. Purtroppo, il mercato su web ancora non ha regole precise ovunque, agisce fuori dai confini territoriali bypassando legislazioni e imposizioni che invece toccano profondamente gli imprenditori del retail moda. Così le nostre imprese, che si sono attrezzate per aprire store virtuali insieme al negozio su strada, si trovano a competere con piattaforme internazionali che fanno sconti e promozioni tutto l’anno, mentre a loro è vietato. Questa è vera e propria concorrenza sleale, che speriamo il Governo voglia sanare imponendo una tassazione equa ai colossi online che fanno affari nel nostro Paese. In gioco c’è il futuro della rete commerciale che adesso anima le nostre città e senza la quale saremmo tutti più poveri di vetrine illuminate e di servizi”.