Dopo la protesta del 15 giugno scorso, che anche in Toscana ha visto coinvolti migliaia di bar, ristoranti e negozi di alimentari, il governo passa ai fatti e con la conversione del Dl “Aiuti” mette fine alle commissioni insostenibili a carico degli esercenti. Stabilito il tetto del 5%
Con l’approvazione del DL Aiuti oggi al Senato,
diventa legge il tetto del 5% alle commissioni a carico degli esercenti (bar, ristoranti, esercizi di vicinato, supermercati e ipermercati) nelle gare per l’acquisto dei buoni pasto destinati ai dipendenti pubblici.
Segno che
la protesta dei pubblici esercizi messa in piedi da Fipe-Confcommercio il 15 giugno scorso ha colpito nel segno, spingendo il governo a prendere provvedimenti per migliorare una situazione da tempo insostenibile.
In quel giorno, anche in Toscana moltissimi bar, ristoranti e negozi di alimentari aderenti allo sciopero hanno deciso di non accettare i “ticket” dai loro clienti, motivando il rifiuto con precise ragioni. Prima fra tutte, le commissioni insostenibili, a volte addirittura superiori al 21% che sono costretti a pagare alle aziende emettitrici dei buoni pasto per assicurare il servizio ai propri clienti.
La prossima gara Consip (BP10) del valore di oltre 1,2 miliardi di euro sarà quindi il vero banco di prova per valutare l’efficacia di queste nuove regole nel segnare una profonda discontinuità con le precedenti gare che hanno creato il malcontento.
L’approvazione della nuova misura è dunque il primo risultato del lavoro che ha visto unite tutte le associazioni della ristorazione e del commercio per rispondere al disagio di migliaia di imprese costrette a pagare una tassa occulta del valore di centinaia di milioni di euro per assicurare il servizio ai lavoratori che utilizzano ogni giorno il buono pasto.
Il secondo obiettivo è quello della riforma strutturale del sistema dei buoni pasto, per intervenire anche sulle gare private che oggi non sono interessate dal provvedimento appena approvato e che, tuttavia, valgono due terzi del mercato. Occorre adottare modelli di regolazione mutuati da altri Paesi europei, mettendo al centro la salvaguardia del valore reale del buono pasto, da quando viene acquistato dal datore di lavoro a quando viene speso dal lavoratore. Ed è bene ricordare che questo strumento prevede già importanti vantaggi sia per il datore di lavoro con la decontribuzione, sia per il lavoratore con la defiscalizzazione.
In vista della prossima Legge di Bilancio, proseguirà l’interlocuzione con il MEF per porre fine alle pesanti distorsioni che oggi caratterizzano il mercato dei buoni pasto in Italia.