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Arezzo, saldo negativo per il commercio al dettaglio: persi oltre 300 negozi in 12 anni. Crescono imprese ricettive e ristoranti, bar in sofferenza

Confcommercio ha diffuso i dati dell’ultimo osservatorio sulla demografia d’impresa nelle principali città italiane, che mette a confronto i dati degli anni 2023 (giugno), 2019 e 2012

È negativo il saldo degli esercizi commerciali al dettaglio nel comune di Arezzo: in circa 12 anni, dal 2012 a giugno 2023, sono diminuiti di 326 unità. Dalle botteghe alimentari a negozi di moda, cartolerie o ferramenta, il calo interessa quasi tutti i settori merceologici, ad eccezione di farmacie, negozi di informatica e telefonia, e-commerce, porta a porta e altre forme di vendita alternativa, che invece sono in crescita.

 

Lo rivela l’ultimo osservatorio* sulla demografia d’impresa realizzato da Confcommercio con il contributo del Centro Studi delle Camere di Commercio G. Tagliacarne; uno studio che prende in esame lo stock di imprese in 120 comuni italiani medio-grandi, di cui 110 capoluoghi di provincia.

 

Il calo degli esercizi di vicinato, più marcato in centro storico rispetto alle altre zone, accomuna Arezzo a tutte le altre città toscane.

 

La situazione è migliore nel settore turistico: nel confronto fra 2012 e 2023 strutture ricettive extralberghiere e ristoranti sono in leggero aumento, soprattutto nelle zone esterne al centro storico. I bar sono invece in sofferenza: ne mancano all’appello 57. Da sottolineare che la performance delle imprese del turismo avrebbe potuto essere più brillante, se non ci fosse stata la pandemia: nel confronto tra 2019 e 2023, infatti, il settore ha perso nel complesso 35 unità.

 

“Le statistiche mettono in luce l’estrema fragilità delle imprese di commercio e turismo, che vivono – e muoiono - degli equilibri delle nostre città e del mercato”, spiega il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, “se prima i cambiamenti avvenivano in tempi lunghi decine di anni, adesso avvengono nel giro di pochi mesi e stravolgono tutto. Non tutte le imprese riescono ad assorbirli senza contraccolpi, soprattutto quelle piccole e piccolissime, che spesso sono sottocapitalizzate e sono in ritardo sul fronte dell’innovazione. Dal 2020, l’effetto combinato di pandemia, crisi congiunturale, guerra, aumento dei costi ha avuto un impatto durissimo e i numeri dell’Osservatorio lo dimostrano bene. Delle 326 attività commerciali che mancano all’appello nel comune di Arezzo dal 2012, ben 130 – ovvero il 40% - sono scomparse proprio negli ultimi 3 anni”.

 

“Il saldo negativo delle attività commerciali, in atto ormai dal 2008 a livello nazionale, deve farci riflettere sulle politiche utili ad invertire una tendenza che è pericolosa per le nostre città, sia sotto il profilo dei servizi sia sul versante della socialità e della sicurezza – sottolinea il presidente della Confcommercio aretina Francesco Butali - Ogni negozio che chiude spegne per sempre le luci su una porzione di città che rischia di essere lasciata a se stessa. Per evitarlo dobbiamo unire le forze: le Amministrazioni Comunali e la politica da un lato, per progettare città funzionali e sostenibili, le categorie economiche per risolvere quelle debolezze che ora ostacolano la ripresa. Il commercio è un settore ‘maturo’ che più di altri ha bisogno di una spinta per agganciare l’innovazione e offrire ai clienti tutti quei servizi che oggi sono considerati necessari e comodi. La multicanalità, ad esempio, è ormai d’obbligo: accanto al negozio fisico occorre sviluppare vetrine virtuali sui social e sul web, per non perdere opportunità di crescita. Aiutiamo le imprese a raggiungere questi obiettivi”.


·        *Clicca qui per conoscere i cenni metodologici e le finalità dell’Osservatorio sulla demografia delle imprese nelle città italiane (9a edizione - febbraio 2024)

·        Scarica da qui i dati relativi ai comuni toscani presi in esame dall’Osservatorio. 

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