Protesta dei pubblici esercizi, a Firenze molti ristoratori aretini





















Ci sarà “molta Arezzo” mercoledì 28 ottobre 2020 nella manifestazione di protesta che Fipe-Confcommercio sta organizzando a Firenze ed in altre nove città italiane (Milano, Roma, Verona, Trento, Torino, Bologna, Napoli, Cagliari, Palermo, Bergamo) con l’obiettivo di ricordare il valore economico e sociale dei pubblici esercizi e chiedere alla politica un aiuto per non morire.


A Firenze la mobilitazione andrà in scena in piazza Duomo di fronte a Palazzo Sacrati Strozzi, sede della Regione Toscana, alle ore 11.30, in perfetta sincronia con le piazze delle altre città.


Ci saranno anche Federico Vestri, Renato Pancini e Stefano Mearini, presidenti rispettivamente dei ristoratori, delle pizzerie e dei baristi della Confcommercio aretina insieme alle rappresentanze degli operatori che arriveranno da tutta la Toscana.


A testimoniare solidarietà agli imprenditori e lavoratori del settore non mancheranno anche esponenti della politica aretina. E ci sarà anche il presidente dell’Unione Regionale Cuochi, l’aretino Roberto Lodovichi, che insieme a 30 colleghi chef toscani curerà l’allestimento in piazza Duomo del “banchetto di protesta”: tovaglie stese a terra e apparecchiate di tutto punto per sei commensali, ma con piatti e bicchieri rovesciati. Perché “il piatto piange e la musica è finita”, come recita lo slogan scelto da Fipe per la manifestazione.


"La filiera del turismo è fra quelle che stanno pagando il prezzo più cara alla crisi innescata dalla pandemia e gli ultimi provvedimenti presi dalle autorità per il contenimento della nuova ondata di Covid-19 la stanno mettendo definitivamente in ginocchio”, ricorda il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, che scenderà in piazza a Firenze insieme agli imprenditori. “Non soltanto i ristoranti, svuotati dall’effetto psicologico negativo determinato dall’impennata di nuovi casi, ma anche i bar, i locali di intrattenimento e le imprese di catering e banqueting, impossibilitati a lavorare a causa delle restrizioni sugli orari di apertura e sui partecipanti a eventi e matrimoni”.


È un’emergenza nell’emergenza: il settore della ristorazione occupa in Italia oltre un milione e duecentomila addetti distribuiti in 340mila imprese, 50mila delle quali sono ora a rischio chiusura, con oltre 350.000 addetti che perderanno il posto di lavoro. In Toscana il comparto è rappresentato da circa 22mila imprese, delle quali almeno 3mila, secondo Fipe-Confcommercio, sarebbero a rischio sopravvivenza entro il 2020.


“Non si riesce a capire perché il governo si ostini a considerare i pubblici esercizi un problema quando invece potrebbero essere una risposta responsabile alla voglia di socialità”, prosegue Marinoni, “perché gli imprenditori seri hanno investito tempo e denaro nella messa in sicurezza dei locali. Tutto pur di stare aperti e garantire ai clienti la massima tranquillità. È impensabile che l’unica ricetta proposta per contrastare la pandemia sia quella di chiudere tutto o di generare una psicosi di massa. Coniugare sicurezza e lavoro è possibile e deve essere l’obiettivo principale del governo e della politica tutta”.


“Ecco perché mercoledì prossimo scenderemo in piazza per chiedere alla politica scelte più mirate, di sostegno ai settori maggiormente in crisi come quello della ristorazione e dell’intrattenimento, non possiamo lasciare gli imprenditori e i lavoratori da soli di fronte a questo momento drammatico per la categoria. Ma la cosa più drammatica è che così facendo si chiuderanno anche le città con meno luci, meno insegne, meno socialità e meno qualità della vita. Dobbiamo fare presto, servono risposte concrete e servono subito”.













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