È in diminuzione il numero di giovani imprenditori in provincia di Arezzo. Una tendenza in atto negli ultimi anni che è stata confermata dall’ultima indagine della Camera di Commercio: al 31 dicembre 2015 le imprese giovanili sono complessivamente 3.583, 30 in meno rispetto al 2014. Si tratta comunque di una contrazione inferiore all’1% (-0,80%), meno marcata di quella dell'intera regione (-1,3%). Arretramenti di particolare rilievo si osservano nelle province di Pisa (-5,3%), di Prato (-3,4%) e di Lucca (-3%). All'estremo opposto figura Grosseto, con una crescita del 2,7%.
“I numeri fotografano uno scenario che ci è purtroppo ben noto: la scelta di un lavoro autonomo presenta maggiori difficoltà per i più giovani per una serie di motivi che sono sia culturali sia oggettivi”, commenta Simona Petrozzi, presidente dei Giovani Imprenditori Confcommercio della Toscana e della provincia di Arezzo, “Intanto, manca una vera cultura manageriale, che invece sarebbe necessaria per affrontare nodi critici dell’attività imprenditoriale come quelli legati alla gestione economica e finanziaria, ma anche delle risorse umane. Poi”, prosegue, “ci sono le difficoltà di accesso al credito: la fiducia del sistema bancario è riposta solo nel rating aziendale, nel quale ovviamente le imprese di nuova costituzione sono carenti. Non si tiene nella dovuta considerazione la prospettiva di sviluppo di un’impresa e questo ovviamente penalizza i più giovani. Mancano poi, da parte degli enti pubblici, bandi e linee di credito dedicate a progetti innovativi”.
“In generale”, fa notare la Petrozzi, “regna una certa sfiducia rispetto a quanto proviene dagli under 35. Basti pensare che gli stessi enti pubblici, nella scelta dei propri fornitori, penalizzano le imprese di storicità breve perché non le considerano abbastanza solide ed affidabili. Così, i giovani che decidono di mettersi in proprio devono contare solo sulle risorse familiari o accontentarsi di progetti piccoli. Di questo passo, il nostro Paese rischia di perdere l’occasione di crescere grazie alla spinta propulsiva dei suoi giovani, che invece possono dare un contributo di idee nuove che, unito all’esperienza degli altri imprenditori, può costruire lo sviluppo futuro”.
In totale, le imprese giovanili aretine rappresentano il 9,4% delle imprese, un dato che è in linea con la media regionale (9,5%). Le province in cui la presenza di imprese giovanili è più elevata sono quelle di Prato (12,2%), Pisa e Pistoia (10%), mentre quelle in cui al contrario è più bassa sono Grosseto (8,3%) e Siena (8,7%).
Due i settori in cui si concentrano quasi la metà delle imprese giovanili aretine: il commercio (24,3%) e le costruzioni (18,2%), seguiti ad una certa distanza dal manifatturiero (12%). “Ed è proprio la crisi che ormai da tempo affligge uno dei settori in cui i giovani sono più presenti, le costruzioni, a lasciare un segno pesante sulle variazioni intervenute fra il 2014 ed il 2015”, ha sottolineato il presidente dell'Ente Camerale e di Unioncamere Toscana Andrea Sereni, “le imprese giovanili che operano nell'edilizia sono infatti diminuite di 65 unità in valore assoluto e del 9,1% in termini relativi”. In aumento invece le imprese di giovani che operano in agricoltura (+7,2%), settore ormai da anni alle prese con un progressivo ridimensionamento. “Si tratta di un chiaro segnale del ritorno dei giovani ad un tipo di attività un tempo non sufficientemente considerata e che invece di recente sta tornando in auge, assumendo una fisionomia sempre più caratterizzata da un approccio imprenditoriale e orientato al mercato”, ha aggiunto Sereni.
“Le aziende di giovani subiscono maggiormente le conseguenze delle difficili condizioni in cui oggi si trovano ad operare le imprese, tra crisi economica, difficoltà di accesso al credito, concorrenza esasperata”, ha detto il segretario generale dell'ente camerale Giuseppe Salvini, “lo confermato il fatto che, a differenza delle imprese giovanili, le imprese over 35 nello stesso periodo hanno incrementato il proprio numero dello 0,4%”.
Secondo Salvini, “la nascita di nuove imprese giovanili non riesce a bilanciare il progressivo invecchiamento delle imprese aretine anche per la selezione molto più marcata a cui sono soggette le imprese under 35, tradizionalmente meno strutturate e capitalizzate”.
In effetti, quasi tre imprese under 35 su quattro sono individuali (72,7%). Una percentuale particolarmente elevata e molto superiore a quella delle over 35 (52%), che trova spiegazione nella maggior semplicità di avviamento e nei costi più contenuti, elementi tutt'altro che secondari per la moltitudine di iniziative imprenditoriali di dimensione micro, con ridotta capitalizzazione e che spesso nascono come forma di auto impiego in mancanza di un lavoro dipendente. Per il resto, quasi il 17% è rappresentato da società di capitale, il 9,5% da società di persone e poco più dell'1% da cooperative e altre forme societarie. Le recenti innovazioni normative in materia di società di capitali, che permettono in determinati casi costi ridotti e minori requisiti in termini di capitale sociale, possono essere fra gli elementi che hanno favorito nel 2015 la crescita del 2,2% delle società di capitale fra gli under 35.
”Al di là dei numeri, il nostro sistema economico non può che beneficiare positivamente dell'apporto di idee, progetti innovativi e nuove competenze tipiche del bagaglio formativo e culturale dei nostri giovani”, hanno sottolineato Salvini e Sereni, “la Camera di Commercio di Arezzo , anche attraverso lo sportello “Crea impresa” e i percorsi di formazione mirati, è impegnata per supportare i giovani imprenditori nella definizione di progetti e percorsi imprenditoriali sui quali potranno costruire il loro futuro”.