In Italia le pensioni vengono pagate tramite accredito diretto su conto corrente postale o bancario, o in contanti presso gli uffici postali. Questi ultimi prevedono uno specifico calendario stilato sulla base del criterio dell’ordine alfabetico.
L’Inps, con un messaggio del 22 luglio 2024, ha indicato agli addetti quali istruzioni e quali limiti rispettare in materia di versamenti in denaro contante. Le incertezze ruotano attorno all’effettivo margine di operatività delle regole di cui al D.L. n. 138 del 2011 e delle modifiche avutesi con D.L. n. 201 dello stesso anno, rispetto a quanto stabilito dal D. Lgs. n. 231 del 2007 sulle limitazioni all’utilizzo della moneta cartacea.
La regola generale, di cui all’art. 49 del D. Lgs. n. 231/2007, aveva a suo tempo vietato il trasferimento di denaro contante compiuto a qualsiasi titolo tra soggetti distinti, qualora il valore oggetto di trasferimento fosse uguale o superiore al tetto dei 3.000 euro. Nel tempo l’importo è stato modificato più volte, anche recentemente con la Legge di Bilancio 2023.
Pagamento pensioni: qual è il limite in contanti
Oggi vale il limite generale dei 5.000 euro al trasferimento dei contanti, l’aggiornamento del tetto risale alla penultima manovra ed è operativo dal 1° gennaio 2023.
Ricordiamo che permangono le specifiche regole relative ai pagamenti disposti dallo Stato e dagli altri enti pubblici. Il riferimento diretto, per quanto qui interessa, è all’Inps.
L’Istituto infatti, se da un lato ribadisce il limite ai versamenti in contanti nella misura di mille euro per le pensioni e per le altre prestazioni erogate dallo stesso istituto, dall’altro richiama espressamente il D.L. n. 138 del 2011. Quest’ultimo dispone che “lo stipendio, la pensione, i compensi comunque corrisposti dalle pubbliche amministrazioni centrali e locali e dai loro enti, in via continuativa a prestatori d’opera e ogni altro tipo di emolumento a chiunque destinato, di importo superiore a mille euro, debbono essere erogati con strumenti di pagamento elettronici bancari o postali, ivi comprese le carte di pagamento prepagate e le carte di cui all’articolo 4 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122”.
Pensioni Inps e pagamenti in contanti consentiti
L’Inps pertanto ha un più rigido limite di versamenti in denaro contante rispetto a quello generale. L’istituto – in qualità di P.A. – sarà così obbligato a effettuare le operazioni di pagamento con strumenti digitali, tracciabili e visibili agli occhi del Fisco, qualora sia superato questo importo più basso rispetto al limite dei 5mila euro.
In fase di liquidazione della pensione quindi, l’Inps deve valutare se l’importo della stessa è superiore o inferiore a 1000 euro netti. Se questo limite viene superato, l’Istituto dovrà comunicare all’interessato che nel più breve tempo possibile dovrà indicare dove intende ricevere l’assegno, scegliendo tra il conto corrente bancario o postale, il libretto bancario o postale e la carta prepagata assistita da Iban.
Il titolare della pensione dovrà però risultare anche intestatario di uno di questi strumenti perché non è consentita la liquidazione su conto a terzi. Fino a quel momento la pensione non verrà pagata e le somme saranno trattenute e poi liquidate dall’Inps non appena il passaggio sarà risolto.
Per approfondimenti in merito all’argomento trattato e per qualsiasi informazione di natura previdenziale, è possibile rivolgersi alle sedi del Patronato 50&PiùEnasco.
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