a cura della dott.ssa Simona Turchetti
Dedicarsi con passione e impegno alla propria attività è giusto e positivo. Ma quando il lavoro diventa l’unica ragione di vita possono crearsi pericolosi squilibri contro i quali è bene correre ai ripari.
Il Work-alcoholism, detto anche work addiction (dipendenza da lavoro), consiste in un eccessivo impegno, sforzo e coinvolgimento della persona nelle attività inerenti il proprio ruolo lavorativo.
Spesso si tratta di persone che ricoprono ruoli importanti nelle proprie organizzazioni, sembrano contente e soddisfatte, ottenendo molto successo, in altri casi, invece, sembrano depresse, ossessionate ed infelici.
Il termine workaholism (dipendenza dal lavoro) è stato introdotto da Oates nel 1971 unendo la parola “work” e la parola “alcoholism” per descrivere la dipendenza dall’attività lavorativa. Schaufeli, Taris, e Bakker (2008) hanno definito il workaholism come “la tendenza a lavorare eccessivamente in modo compulsivo”. Per poter parlare di dipendenza dal lavoro è necessaria la compresenza in simultanea di comportamenti lavorativi tendenti all’eccesso e di una spinta interiore (compulsione) che guida l’individuo verso tali eccessi.
Si tratta di una vera e propria dipendenza compulsiva da lavoro. Questi alcolisti del lavoro sono ossessionati dall’arrivare ai risultati, mirano al perfezionismo assoluto e fanno tutto per incrementare i propri sforzi.
Un forte spirito di competizione e di sfida, un saldo spirito d’impresa, iperattività, culto dell’impresa e del lavoro, una relazione difficile con il tempo libero, la difficoltà a rilassarsi durante le vacanze e il fine settimana, il desiderio illimitato di soddisfazione professionale, una crescente negligenza nella vita familiare e la manifestazione di stress nel lavoro, queste sono alcune caratteristiche che delineano una dipendenza da lavoro.
I rischi di tale dipendenza possono essere psicofisici (sintomi psicosomatici, ansia, attacchi di panico, etc..), possono portare a un isolamento affettivo e sociale e portare effetti negativi sulla salute (gastriti, ulcere, psoriasi, eczemi, etc..).
Il workaholism è spesso collegato ad alti livelli di stress e ansia. Le persone coinvolte tendono a trascurare i loro problemi di salute, questo però non fa altro che peggiorare la loro situazione. Il problema del workalcholism è che si entra in un circolo vizioso.
Conseguenze sul benessere psicologico
Le eccessive energie immesse nelle proprie attività lavorative da parte dei workaholic sembrano inficiare la qualità delle relazioni interpersonali sia all’interno delle organizzazioni lavorative che nella vita quotidiana. Alcuni autori hanno individuato una relazione negativa tra workaholism e conflitto tra colleghi (Porter, 2001) e sul versante familiare (Robinson & Post, 1997; Robinson, 1998a; Robinson, Flowers, & Carrol, 2001).
In generale, la letteratura sull’argomento evidenzia come i dipendenti dal lavoro presentino: difficoltà nella comunicazione, scarsa partecipazione alle attività familiari e generale minor coinvolgimento emotivo nelle relazioni.
Workaholic e relazioni
Quando uno dei due partner sviluppa la sindrome da workaholism, se non si interviene prontamente, interrompendo tale stato patologico, la coppia corre il rischio di finire.
Il workaholic tende a comportarsi in modo autoritario in famiglia e percepisce il coniuge come un estraneo, un accessorio, un ostacolo al successo, reputa superflue e poco importanti ricorrenze, anniversari e compleanni, ne consegue un serio deterioramento della sfera affettiva che induce aridità, apatia, cinismo e indifferenza tra i coniugi.
Workaholic e figli
Il workaholic tende a dimenticare, ignorare o minimizzare importanti ricorrenze familiari come i compleanni dei figli, gli eventi, le performance.
Così, mentre il coniuge ha la possibilità di separarsi o divorziare, come statisticamente avviene, i figli sono costretti a vivere fino alla maggiore età la situazione molto stressante di un genitore workaholic e vengono danneggiati da esso sotto vari aspetti: psicologici, sociali, relazionali e di gestione dell’ansia.
Psicoterapia e dipendenza da lavoro
È possibile affrontare e superare la dipendenza dal lavoro? La risposta è si!
Il primo passo da svolgere è quello di ammettere il problema e chiedere aiuto a un professionista. Infatti, molti soggetti che soffrono della sindrome di Workaholic non ammettono la patologia oppure in alcuni casi non le danno importanza finché non è troppo tardi a livello relazionale.
Un professionista ci può aiutare a gestire tale dipendenza partendo dal comportamento, dando un contenitore al proprio lavoro sia a livello spaziale (il proprio ufficio o una stanza per chi lavora in smartworking) e temporale (stabilire un orario di lavoro ed evitare di pensare, gestire o controllare il lavoro fuori da quell’orario) e limitare l’utilizzo della tecnologia nel tempo libero soprattutto se riguarda il lavoro.
La psicoterapia, inoltre, può aiutare il paziente a sviluppare o potenziare empatia, apertura relazionale, capacità di identificare, riconoscere e poi esprimere le proprie e altrui emozioni.
Spesso tale dipendenza da lavoro nasce per una ricerca di soddisfazione nell’ambito lavorativo derivante da una grave mancanza di questa in altri ambiti della propria vita. Il professionista può aiutare a colmare questa mancanza e a capire quali sono le priorità della propria vita. Sicuramente il lavoro è uno dei pilastri fondamentali nella vita di ognuno di noi, ma non è l’unico. Infatti, bisogna saper pianificare al meglio il proprio tempo a disposizione dedicandolo non solo al lavoro, ma anche alla propria famiglia e alle proprie passioni.
Inoltre, la terapia familiare o di coppia può essere utile per ricostruire la comunicazione, reintegrare la fiducia tra i soggetti e favorire l’intimità tramite la condivisione emotiva con partner e familiari.
TORNA ALLA RUBRICA
Dott.ssa Simona Turchetti, psicologa.
Si occupa di abilitazione e riabilitazione. Gli incontri possono essere rivolti a individui di ogni età, coppie e famiglie.
Contatti
Tel. +39 333 3369533
Mail: turchetti.simona@gmail.com
Sito: https://www.dottoressasimonaturchetti.it/