La Federazione dei pubblici esercizi di Confcommercio denuncia il “dumping contrattuale” in bar e ristoranti, in difesa del lavoro di qualità e di una equa retribuzione, e promuove i contratti nazionali sottoscritti dalla vera rappresentanza quali presidio di legalità.
Si è svolto lunedì 18 luglio scorso il convegno
“Dumping contrattuale: il caso dei Pubblici esercizi” organizzato da Fipe-Confcommercio nella sede del
Cnel, il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, che ha tra le sue competenze il presidio sugli assetti normativi e retributivi della contrattazione collettiva.
Un incontro promosso dalla federazione dei pubblici esercizi di Confcommercio per evidenziare le gravi distorsioni e le criticità che questo fenomeno molto esteso nel settore del Terziario di Mercato e in particolare nei pubblici esercizi, che provoca distorsioni e criticità nel mercato del lavoro, produce concorrenza sleale e mette a rischio le competenze necessarie per un settore cruciale per il Paese come quello della ristorazione.
A queste considerazioni la Federazione è giunta anche a seguito delle evidenze messe in lice dall’
indagine effettuata in collaborazione con ADAPT, che ha infatti evidenziato quanto le differenze tra diversi contratti di settore sono marcate. Se il contratto nazionale siglato nel 2018 da Fipe-Confcommercio, utilizzato dalla stragrande maggioranza delle imprese e dei lavoratori, prevede per un cameriere di sala una retribuzione minima di circa 1.500 euro al mese lordi per 8 ore, il secondo contratto censito per numero di lavoratori coinvolti, circa 11mila, si ferma a 1.300 euro mensili. Non solo. La durata media del periodo di prova per un cameriere con contratto Fipe è di 30 giorni, mentre in altri casi si arriva addirittura a 140 giorni. Discorso analogo per quanto riguarda gli straordinari: il contratto Fipe-Confcommercio prevede una maggiorazione del 30%, mentre altri Contratti si fermano al 15%.
Queste distorsioni, economiche e normative, – è la posizione di Fipe Confcommercio – generano fenomeni dannosi di concorrenza sleale tra le imprese e non premiano la professionalità che i migliori imprenditori del settore, giustamente, ricercano e favoriscono, anche favorendo motivazioni e prospettive professionali. Dire basta al dumping contrattuale significa dire basta alla concorrenza sleale a danno di imprese e dei lavoratori. Per porre fine a questo fenomeno
, i Contratti nazionali di lavoro delle organizzazioni più rappresentative devono costituire il riferimento per determinare le migliori condizioni di lavoro all’interno dei settori economici, contrastando la proliferazione dei Contratti sottoscritti con il criterio della sottrazione, che tolgono dignità al lavoro e impediscono la crescita delle competenze.
Per approfondimenti in merito all’argomento trattato e per qualsiasi informazione riguardante il settore dei pubblici esercizi, è possibile rivolgersi alla segreteria Fipe Confcommercio Arezzo, telefonando al numero 0575 350755 o scrivendo alla mail
cristiano.beligni@confcommercio.ar.it
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