“Il metodo utilizzato dal Comune di Arezzo per arrivare alla decisione di aumentare la tassa di soggiorno è poco in linea con il clima di collaborazione e confronto che la categoria ha sempre ricercato con l’amministrazione che, con sole 24 ore di anticipo, ci ha informati di un provvedimento già preso e non modificabile. Si può discutere, anzi a nostro parere si deve, sulla sostanza del provvedimento. Avremmo avuto alcune idee e proposte alternative o integrative, che così non ci è dato di portare al tavolo. C’è un problema di tempi, a stagione turistica praticamente avviata, e di impegni già assunti coi tour operator che non possono essere disattesi. Il rischio è di interrompere unilateralmente il rapporto di apertura e grande collaborazione che si era instaurato in questi anni”. Il direttore aggiunto della Confcommercio aretina Catiuscia Fei torna a parlare dell’imposta comunale dopo che la giunta il 14 marzo 2024 ha deliberato le nuove tariffe.
“Il Comune di Arezzo ha fatto molto per il turismo, a partire dalla Città del Natale”, ammette Catiuscia Fei, “ma ancora siamo una destinazione “acerba”, con una fortissima dipendenza dal mercato italiano, che purtroppo è quello che sta soffrendo di più. Questo significa che non abbiamo l’appeal di altre destinazioni, come Lucca o Bergamo, tanto per fare due esempi di città più simili a noi, anche se entrambe sono vicine ad un aeroporto internazionale. Non possiamo quindi permetterci un raddoppio dell’imposta deciso dall’oggi al domani o altri errori di posizionamento”.
Il momento è molto delicato: “negli ultimi mesi gli operatori fanno più fatica a trasformare le prenotazioni in venduto effettivo”, spiega la responsabile dell’area turismo di Confcommercio Laura Lodone, “Anche le richieste per la Pasqua sono meno brillanti rispetto al 2023. Questo non vuol dire che non si possa raggiungere il tutto esaurito all’ultimo momento, specialmente se il clima sarà favorevole, ma per ora l’andamento delle prenotazioni è molto cauto”. L’impressione è che con la fine del 2023 si sia chiuso l’effetto “revenge tourism” che aveva caratterizzato il dopo pandemia, con milioni di persone disposte a rimettersi in viaggio per riscattare il tempo del lock down. Ora, con la crisi economica che sta travolgendo tanti Paesi fuori e dentro l’Europa, l’inflazione alle stelle e l’aumento del costo della vita, viaggiare sta diventando un lusso per molti”.
Secondo la Confcommercio, il Comune avrebbe potuto esplorare altre strade: “sia trovando un accordo sull’aumento con gli operatori, con le tempistiche adeguate, sia cercando di recuperare il gettito dalle strutture che non lo versano”.
“Comprendiamo le difficoltà del Comune nella gestione delle spese in questo momento difficile per tutti. Palazzo Cavallo userà parte dell’aumento del gettito legato all’imposta di soggiorno per finanziare la raccolta dei rifiuti urbani, come prevede la legge nazionale. Non dimentichiamo però che le strutture ricettive già pagano a sufficienza il Comune su questo punto: la Tari per loro è calcolata in base ai metri quadrati della superficie – e non dei rifiuti effettivamente prodotti – grava quindi perfino sulle loro parti improduttive come quelle di corridoi, salotti, hall e sale convegni”.